“Amanda Lear è trans, il cambio di sesso a Casablanca”: perché la cantante vuole fare causa alla HBO per il docu Enigma

Scoppia la polemica tra l’icona dello spettacolo Amanda Lear e l’emittente televisiva americana HBO. Al centro della contesa, il documentario “Enigma”, uscito a fine giugno, che ripercorre la vita di Lear e quella della modella e attivista trans April Ashley. Secondo Lear, il film avrebbe violato i patti contrattuali, scavando in una parte della sua biografia che lei stessa ha sempre preferito lasciare nel non detto: la presunta identità transgender.
Perché Amanda Lear vuole fare causa alla HBO: "Sono vittima di transvestigation"
Amanda Lear, artista poliedrica nota per la sua carriera come cantante, modella e conduttrice, ha annunciato l’intenzione di intraprendere azioni legali contro HBO. Motivo? Il modo in cui è stata ritratta nel documentario “Enigma”, firmato dalla regista trans Zackary Drucker.

Il documentario, che nel titolo richiama uno dei brani più celebri di Lear, accosta la sua figura a quella di April Ashley, icona trans scomparsa nel 2021, e racconta gli inizi comuni al celebre cabaret parigino Carrousel. Tuttavia, se Ashley ha vissuto apertamente la propria transizione, Amanda Lear ha sempre mantenuto un alone di ambiguità, rifiutandosi di confermare o smentire definitivamente le speculazioni sul suo passato.
A far infuriare l’artista 85enne sarebbero state soprattutto alcune scelte narrative del documentario: l’uso del presunto dead name “Alain Tap” (il dead name è il nome di battesimo prima di una transizione, ndr), il riferimento a un’operazione chirurgica per il cambio di sesso a Casablanca, e l’inserimento di fotografie e documenti d’archivio che suggeriscono una verità mai ammessa dalla stessa Lear. "Sono vittima di transvestigation", ha dichiarato in un’intervista a Il Messaggero, usando un termine che indica la pratica di indagare pubblicamente sull’identità di genere di una persona per screditarla.
"Vergognoso tentativo di outing", la denuncia di Amanda Lear
Lear sostiene inoltre che il contratto firmato con i produttori escludesse esplicitamente certi temi: "I miei avvocati hanno inviato una diffida, ma loro se ne sono fregati. In America fare causa è un incubo". Non solo: ha anche scritto al Washington Post definendo il docu Enigma "un patetico pezzo di spazzatura", aggiungendo che si tratta di "un vergognoso tentativo di outing" che, tuttavia, "non intaccherà la mia carriera".
Dal canto suo, la regista Zackary Drucker respinge le accuse, parlando di “un documentario d’amore” su una figura da lei profondamente ammirata: "Volevo sapere chi fosse veramente questa mia icona, perché c’è sempre un’ombra di dubbio". HBO, invece, ribatte che l'accordo firmato da Lear non limitava i temi trattabili e afferma di non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale di diffida.
"Sei un uomo o una donna?", anche Gianni Boncompagni nel docu Enigma
Nel trailer del documentario, si vede un vecchio spezzone con Gianni Boncompagni che domanda a Lear se sia un uomo: la sua risposta, civettuola, è un semplice "Ma Gianni!". In un’altra clip, l’artista racconta a Mara Venier di aver dichiarato in passato di essere trans solo per far parlare di sé, complice la sua voce bassa. "Il prossimo uomo che mi vedrà nuda sarà il medico legale", ironizzò.
Episodi che, secondo alcuni, rafforzerebbero la cifra dell’ambiguità voluta da Lear; per altri, come Drucker, sarebbero invece indizi di una verità nascosta. "Fra poco tutti si dimenticheranno questo filmetto osceno", sentenzia intanto l'attrice, al centro del dibattito su confini, identità e diritti d’immagine.
L'ambiguità di Amanda Lear e l'intervista a Maurizio Costanzo
C'è stato un momento in cui Amanda Lear si è spinta oltre la solita narrazione intrisa di ambiguità e ha spiegato meglio cosa fosse accaduto con il tema dell'identità di genere nella sua carriera. Complici alcune domande mirate di Maurizio Costanzo nel suo show, la celebre cantante e conduttrice spiegò che un servizio fotografico di lei nuda aveva infranto il sogno di chi avrebbe voluto continuare a credere "nella favola" dei suoi non detti.
"Sapevo che questo servizio avrebbe danneggiato il mio mistero, vedendo le foto la gente ha pensato subito a una truffa", dichiarò, "ci è rimasta male perché una donna vera che faceva finta di essere un uomo è suonata come una presa in giro". Lettere di gente delusa che le diceva "che peccato, allora sei come tutte le altre donne", che l'hanno portata a pensare che al pubblico in fondo piacesse più sognare che guardare in faccia alla realtà. Al pubblico piace sognare che "queste cose completamente impossibili sono vere", un po' un comportamento da bambini, così lo definisce, prima di chiudere il discorso rammaricata da quanto questo avesse spezzato quell'alone di mistero sulla sua vita.