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Roberto Lipari: “Santin ha ragione su Gaza. Striscia? Spero torni, ha un ruolo sociale ed è il posto più libero della tv”

Roberto Lipari torna in tv con “L’ultimo spettacolo”, il 25 settembre sul Nove. A Fanpage.it, il comico e presentatore commenta il caso Santin-Gaza: “Era diventato un momento di approfondimento, poi alcuni giornali hanno rigirato tutto”. E sul futuro di Striscia la Notizia: “Non so nulla, ma se Antonio Ricci chiama, io rispondo presente”.
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"Il primo ultimo spettacolo di una lunga serie". Roberto Lipari sorride quando spiega il titolo provocatorio del suo nuovo monologo, "L'ultimo spettacolo", in onda il 25 settembre sul Nove nell'ambito della serie "Comedy Club". Il comico siciliano, classe '90, ha preso spunto dai Pooh e dai loro infiniti tour d'addio: "La strategia è giusta: alla fine l'ultimo tour gli verrà benissimo perché hanno fatto tutte le prove generali". Un approccio ironico che riflette perfettamente lo spirito della sua generazione, quella dei millennial che "cambiamo lavori di continuo, un po' perché non abbiamo contratti a tempo indeterminato, un po' perché il valore del tempo libero non deve essere sottomesso all'impegno del lavoro".

Ma nell'intervista a Fanpage.it Lipari affronta un tema caldissimo: il caso esploso ad agosto a Grottammare, quando ha condotto la serata in cui Marco Santin ha litigato con uno spettatore per una frase su Gaza: "Quando Marco dice che "il 7 ottobre è una cazzata" sta dicendo che è una scusa, un pretesto, non il motivo principale per cui stanno uccidendo i palestinesi. Ma nel momento in cui entra a gamba tesa il fenomeno del pubblico, qualcuno può prendere questa frase e deformarla". Particolarmente toccante il parallelismo che Lipari traccia tra Gaza e la Sicilia delle stragi: "Se nel 1992, durante le stragi, ci fosse stata la logica di oggi, probabilmente avrebbero bombardato tutta la Sicilia"

Non si poteva non parlare di Striscia la Notizia, programma slittato a novembre dopo la decisione di Pier Silvio Berlusconi: "Non so esattamente cosa possa essere utile dire. Quando Antonio Ricci mi chiama, rispondo presente. Non ho informazioni particolari, ma dico che Striscia è il luogo più libero dove ho lavorato in televisione".

Roberto, partiamo da "L'ultimo spettacolo" in onda il 25 settembre sul Nove. Perché è l'ultimo? 

È uno spettacolo che parte dal presupposto di fare l'ultimo, ma non che questo sia la realtà. Ho preso come esempio i Pooh che hanno fatto una decina di tour d'addio. La strategia è giusta: alla fine l'ultimo tour gli verrà benissimo perché hanno fatto tutte le prove generali. Ho detto: faccio pure io il primo dei tanti che farò. Lo spettacolo nasce da questo interrogativo: "E se finisse adesso, all'improvviso?"

Questo legame con la tua generazione, i millennial…

Esatto, è una caratteristica della mia generazione. Noi siamo quelli che più di tutti cambiamo lavori di continuo, un po' perché non abbiamo contratti a tempo indeterminato, un po' perché abbiamo cominciato a pensare che il valore del tempo libero non debba essere mai sottomesso all'impegno del lavoro. Cavalcando quest'onda generazionale ho detto: "Facciamo come se fosse l'ultimo".

Sei un classe '90, quindi giovanissimo, eppure sembri sul palco da molto più tempo.

Ho iniziato da minorenne col palco, ma da quando faccio sketch televisivi siamo al 2016. Ho iniziato con Eccezionale Veramente, programma di Diego Abatantuono, tra l'altro è la stessa produzione di questo spettacolo, "Colorado Cafè". Questo mi sembra significativo. Ho iniziato a 25 anni, ne faccio 35 tra poco, il 12 settembre. Forse questo vuol dire che vado in pensione prima! Però ho fatto tantissimo palco e sono contento, ho avuto la fortuna di fare quello che mi piace.

Nel comunicato parli di "sogni e dubbi". Qual è il tuo sogno più grande?

Il sogno più grande non lo so perché c'è un sogno oggi, ma ne avrò un altro domani. Ho tanti sogni – sono come le linee dell'orizzonte, diceva Galeano: non lo raggiungi mai, ma mentre ci vai incontro ti rendi conto che hai fatto un sacco di strada.

E il dubbio più grande?

Dubbi ne ho tantissimi, ma il dubbio secondo me è la base di tutto. Ti devi preoccupare quando hai troppe certezze nella vita, vuol dire che stai fermo. Sono pieno di dubbi e pieno di sogni. È questo il motivo per cui ho scritto lo spettacolo: ogni cosa mi sembra un'occasione comica. L'importante è avere quell'occhio della comicità che ribalta la tragedia in commedia.

In 10 anni di palco, come è cambiato il pubblico?

Sicuramente c'è più disattenzione, è normale: siamo bombardati da contenuti immediati, TikTok di 10 secondi. Ma paradossalmente è aumentato l'amore per il teatro. Un'esperienza collettiva come una sala teatrale è diventata più attraente proprio perché ci sentiamo sempre più nel virtuale.

Il pubblico è più esigente oggi?

Sì, è più pretenzioso. C'è stato l'inserimento della stand-up comedy, si è allargato l'orizzonte. Dieci anni fa la televisione comandava sul linguaggio della comicità, oggi comanda il web. Non ti confronti più solo col comico del tuo paese, ma con Ricky Gervais. Il pubblico ha un palato più fino. Per chi ama la comicità è una bellissima sfida.

Ad agosto hai condotto la serata di Grottammare dove è scoppiato il caso Santin-Gaza. Come si gestisce un momento del genere?

Io mi diverto tantissimo a condurre perché mi piace rendere tutto imprevedibile. Anche quando conduco Striscia c'è un copione, ma poi mi piace andare completamente da un'altra parte. La parte più ricca è quella non preparata. In quel momento ero strafelice: avevo quattro domandine, poi abbiamo improvvisato tutto con Marco Santin. Stavamo diventando approfondimento all'improvviso, come il fritto misto di Maurizio Costanzo. Ho detto: "Questo è il momento più interessante della serata".

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Ma quando è intervenuto lo spettatore dal pubblico?

L'unico problema è che Marco stava finendo un concetto, ma l'interruzione del tizio del pubblico ha reso quel concetto potenzialmente fraintendibile. Quando Marco dice che "il 7 ottobre è una cazzata" sta dicendo che è una scusa, un pretesto, non il motivo principale per cui stanno uccidendo i palestinesi. Ma nel momento in cui entra a gamba tesa il fenomeno del pubblico, qualcuno può prendere questa frase e deformarla.

E infatti è successo…

Fanpage.it ha raccontato la cronaca in modo corretto. Altri, l'hanno rigirata facendola diventare "Marco Santin dice che il 7 ottobre è una cazzata". Il problema è che tutto si polarizza: Marco è finito nella lavagna dei buoni per chi ha a cuore i palestinesi e dei cattivi per chi vuole contrastare questa narrazione. È stato messo in mezzo quando il discorso poteva essere condivisibile da entrambe le parti.

Tu l'hai vissuta male?

No, con estrema tranquillità. A fine serata, quando ho ringraziato tutti, è diventato un aggancio comico: "Ringraziamo chi ha offerto l'aperitivo a Gaza" e tutti sono scoppiati a ridere. Per noi era una piccola cosa, poi è diventata gigante perché il web la prende e la deforma.

La tua posizione su Gaza?

Ho fatto un parallelismo con la mia terra. Se nel 1992, durante le stragi, ci fosse stata la logica di oggi che i governi occidentali appoggiano, probabilmente avrebbero bombardato tutta la Sicilia.

Un paragone forte…

È un argomento che ho trattato spesso nella comicità. Sono cresciuto con le stragi terroristiche – ero in fila con mia mamma nella coda che si era creata a Capaci quando è saltato Falcone, avevo due anni. Sono cresciuto con un enorme senso civico, come tutta la mia generazione palermitana. Siamo tutti il 23 maggio sotto l'Albero Falcone. E questo è successo perché abbiamo fatto monumenti, lezioni a scuola, approfondimento. Se avessimo rasato al suolo e costruito un hotel sopra, nessuno avrebbe imparato.

Roberto Lipari a Striscia la Notizia
Roberto Lipari a Striscia la Notizia

Striscia la Notizia slitta a novembre. Che ne pensi?

Non so esattamente cosa possa essere utile dire. Quando Antonio Ricci mi chiama, rispondo presente. Non ho informazioni particolari.

Ma credi che Striscia rischi di non tornare più?

Dico sempre che Striscia è il luogo più libero dove ho lavorato in televisione. È uno dei posti più liberi dove ho lavorato. Siccome sono sempre dalla parte di chi permette di parlare, tifo assolutamente perché si faccia, proprio per il ruolo sociale di quel programma.

L'ultima certezza, lo ricordiamo per chi ci legge: il 25 settembre "L'ultimo spettacolo" sul Nove.

Esatto. Il primo ultimo spettacolo di una lunga serie.

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