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Michela Giraud: “Dopo essere stata in Nepal, ho cambiato prospettiva”

Il viaggio in Nepal per Action Aid, un film in uscita da co-protagonista con Diego Abatantuono, il podcast sulla storia dell’arte: Michela Giraud si racconta a Fanpage.it.
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Da Roma a Kathmandu, e ritorno. Che effetto fa? Lo abbiamo chiesto a Michela Giraud, testimonial Action Aid dal 2021, al suo secondo video con la onlus: “È stato un viaggio intenso e bellissimo”. Nel primo video “Il matrimonio è una cosa da grandi”, il tema era quello del matrimonio precoce e forzato nei paesi africani e medio-orientali. Questa volta il campo è più largo e coinvolge Michela Giraud in quella che una delle mission fondamentali di Action Aid in 40 anni: “Adotta un bambino a distanza”. 

L’intervista diventa anche l’occasione per allargare il campo e parlare a tutto tondo dei suoi impegni professionali, tra media nuovi e tradizionali: il nuovo podcast “Gioconde”, disponibile su Spotify e YouTube, nel quale parla di storia dell’arte insieme all’esperta Maria Onori, il film in uscita il 7 novembre su Sky e NOW “Il mammone”, la sua insana passione per “Un posto al sole”.

Michela, raccontaci il “tuo” Nepal. 

È stato un viaggio intenso e bellissimo. Ne avevo bisogno e penso che il Nepal abbia più fatto bene a me che a loro. Quello che ho avuto in cambio facendo questo video con Action Aid è davvero molto. A Kathmandu ho compreso davvero molte cose. Confrontarmi con questo scenario, mi ha portato in un altrove che ha saputo arricchirmi dal punto vista anche spirituale.

Nel video le maestre e i bambini recitano in italiano. È stato divertente? 

È stato incredibile. Mi è piaciuto vedere l’impegno delle maestre, così forti e così determinate. Mi ha impressionato vedere la cura estrema con cui i bambini avevano tutti studiato il loro copione. Il fatto che parlassero tutti in italiano, che avessero imparato così bene le parole mi ha sconvolto. Stavano tutti ‘a palla de foco, ecco. Poi hanno organizzato un benvenuto incredibile per me e pensare che in quel villaggio solo la settimana prima c’era stata un’alluvione, pensare che queste persone, senza acqua corrente e in condizioni di indigenza, hanno impiegato il loro tempo per accoglierci, mi ha commosso molto.

Michela Giraud in Nepal con i ragazzi della scuola di Action Aid
Michela Giraud in Nepal con i ragazzi della scuola di Action Aid

Cosa ti lascia questa esperienza?

Quello che si respira tra le persone, tra le comunità. C’è una serenità inspiegabile per le difficoltà in cui vivono. Forse perché hanno una spiritualità fortissima, un equilibrio mentale saldo e loro, in quelle condizioni, riescono a far fronte a tutto. Riescono a mantenere grande cura della loro mente. Sì, questa cosa mi ha cambiato profondamente anche se ora a casa mi dicono: "Ma chi te credi de esse, Madre Teresa?".

Dal 7 novembre, su Sky e NOW, esce “Il mammone”, liberamente ispirato alla commedia francese “Tanguy”. Che film è?  

È un film che mi piace, non solo perché sono co-protagonista. È un film che mi rende felice perché dico a me stessa: “Ecco Michela, quel film te lo sei proprio meritata”.

Perché?

Perché ricordo di aver fatto un bel provino. E poi c’è Diego Abatantuono, che fa ridere tantissimo. Io ti dico di non guardare il film per me, ma guardarlo perché c’è lui che è davvero incredibile.

"Il mammone", dal 7 novembre su Sky.
"Il mammone", dal 7 novembre su Sky.

Ma tu, quanto sei mammona?

No, io sono una papona. Ho un bene immenso per papà. Mia madre però è la mia musa, eppure ho avuto un rapporto scellerato con lei come tutte le ragazze della mia età. C’è questo dualismo sempre molto forte, un po’ ne dipendi e un po’ sei in sofferenza. Mia madre ha un cinismo e una crudeltà, a modo suo, che è spiazzante ma è anche molto divertente. Mi ridimensiona molto, che è una cosa che fa soffrire ma un po’ mi ha pure salvato.

Tipo? 

Magari qualcuno parla bene di me: “Ah, sua figlia, che bella!”, lei: “Mah, bella, è un tipo”. Oppure mi viene vicino: “Tu non sei niente di che, ma quando ti trucchi…”.

Quanto ti stai divertendo con “Gioconde”?

Tantissimo. Avevo questo desiderio di rendere un tutt’uno la comicità con il mio percorso di studi, da laureata di storia dell’arte. E ti devo dire, come con Action Aid, ho sposato per la vita questo brand (Persona by Marina Rinaldi che produce il content, ndr) che si è fidato molto della mia idea. Avevamo già fatto tante cose con loro, ma si era un po’ esaurita la spinta dopo i video tradizionali. Così, quando ho proposto quest’idea, è stata accolta con entusiasmo. Ho preso la mia migliore amica, Maria Onori, e abbiamo cominciato quest’avventura.

Michela Giraud con Maria Onori in "Gioconde"
Michela Giraud con Maria Onori in "Gioconde"

A proposito di Maria Onori: è nata una stella?

Io ho sempre saputo che era bravissima ed è stato bellissimo farglielo scoprire. Scriviamo le puntate insieme, in un modo scientifico, la parte nozionistica più precisa è appaltata a lei, anche perché altrimenti avrei dovuto mettermi a studiare di nuovo. Poi ci sono ospiti che invitiamo seguendo il criterio legato non tanto alla fama, ma alla cura del contenuto e di quello che parliamo, persone che vivono d’arte e persone che vivono parlando d’arte. Avremo Jago, Ema Stokholma ma abbiamo avuto anche Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria Borghese di Roma.

Sei una grande fan di Un posto al sole: come hai preso la morte di Susanna?

Malissimo. Mi hanno illusa perché speravo si potesse salvare e stavano facendo morire anche Roberto Ferri. Due traumi in una sola stagione non avrei potuto sopportarli, avrei fatto i picchetti all’esterno della Rai di Napoli. Per me, loro sono delle divinità e la gente che non lo guarda non se ne rende conto. Anche a livello di scrittura, stanno facendo ottime cose in questo momento.

Cosa preferisci fare tra tv generalista e piattaforma? 

Non faccio molta distinzione tra i due mezzi però è chiaro che il linguaggio è in continuo mutamento. Che poi, ormai, è una distinzione che bisogna fare anche nella stessa piattaforma perché ci bassa una bella differenza tra il mio speciale Netflix oppure Lol su Prime Video, per esempio.

Come ci lavori? 

Io credo che il rispetto per il pubblico sia fondamentale. Se vado in prima serata sulla generalista, ad esempio, non posso andare dritta ma devo in qualche modo mettermi in ascolto di chi mi sta guardando. In prima serata, a differenza delle piattaforme, entro in casa delle persone senza che nessuno me l'abbia chiesto. Certo, posso far passare delle cose e molto spesso ci riesco, ma non posso certo andare a sfondamento. Per andare a sfondamento su certi argomenti, ho i miei live. Tutti questi registri, tutte queste possibilità, stimolano tantissimo anche la creatività. Il minimo comune denominatore di tutto, alla fine, sono sempre io.

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