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Masterchef Italia

MasterChef 12, Edoardo Franco a Fanpage.it: “Toccare il fondo è stata la chiave per vincere”

Edoardo Franco è il vincitore di MasterChef 12. A Fanpage.it ha raccontato del suo percorso nel talent show culinario più famoso d’Italia: “Sono andato lì con l’intento di stupirli”. Sul pianto in finale: “Ero convinto di aver perso” e sull’apertura di un suo locale ha temporeggiato: “Mandatemi a fare la gavetta”.
A cura di Gaia Martino
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Edoardo Franco, per tutti Edo, è il vincitore di MasterChef Italia 12. 26 anni vissuti in giro per il mondo, ha svolto numerosi lavori lungo la sua strada, l’ultimo in giro in bicicletta come rider e oggi si gode il podio del talent show culinario più famoso d’Italia. A Fanpage.it ha raccontato del suo percorso televisivo e di quanto il suo carattere – misto a fortuna – gli abbia permesso di sorpassare Hue e Bubu nella finalissima.

“Uno così non l’abbiamo mai avuto a Masterchef” ti ha detto lo chef Cannavacciuolo. Ma così come?

Non saprei descrivermi neanche io, è difficile inquadrarmi. Non si è mai visto uno che appena entrato presenta MasterChef al posto dei giudici, ho ca*ato fuori dal vaso, diciamolo. Poi è andata bene. Ho fatto il passo più lungo della gamba però sono rimasto in piedi, perché l'ho fatto con consapevolezza. Sono sempre stato chiaro, so che faccio ridere, che so far caciara, ma sono andato lì con l'intento di stupirli, di vendermi per quello che non sono o per una parte di quel che sono. Ho fatto vedere il mio lato caciarone però con l'intento di fargli vedere quanto valgo. Sono imprevedibile, mettiamola così.

In finale per la prima volta ti abbiamo visto piangere. È uscito fuori anche il lato più sensibile di un Edoardo estroverso ed esuberante. Cosa hai provato in quel momento?

Ho provato la sensazione di sentire il mondo tra le mani e lasciarlo cadere. Come quando sbagli un rigore. Ero convinto di aver perso, non sapendo i giudizi degli altri piatti e avendoli visti, ho pensato "È andata". E invece no.

Nel tuo recente passato c'è anche un esperienza come rider. Sei scappato da quel mondo per le condizioni di precariato che vive chi svolge quel mestiere?

Io lavoravo in Germania, lì è regolamentato e guadagnavo come un barista lavorando 4 giorni su 7, era un buon mestiere. Era stancante, ma si guadagnava bene e facevi sport. È stata un'esperienza migliore di quanto pensassi. Non sono scappato. Più di due anni in un posto non ci sto, mi piace cambiare. Avevo raggiunto il mio limite, pedalavo tanto e dopo un anno e mezzo dissi "Ora basta". Volevo cambiare la mia vita.

Durante il tuo percorso a MasterChef hai detto “Se non c’è sentimento non c’è niente nella vita, amate sempre”: qual è la tua idea dell’amore?

Voler bene a se stessi e a chi ti sta intorno. Quando vedo una persona che conosco poco e sorride, è una gioia. L'amore è un piccolo gesto, augurare buon lavoro a chi serve alla cassa del supermercato, regalare un sorriso o una distrazione alla gente.

Sei arrivato in finale con Hue e Bubu, cosa ti ha consentito di superarli all'ultima curva?

Eravamo tutti sullo stesso piano, eravamo tutti fighissimi, ognuno con il suo gusto. Mi ha aiutato un pizzico di fortuna. Eravamo tutti forti a cucinare, c'è stata fortuna e poi il mio carattere, il mio toccare il fondo. Sono arrivato a piangere. La mia forza è stata la mia fame, avevo fame di vittoria, avevo voglia di impormi, di dimostrare a me stesso quanti valessi, di realizzare il mio sogno. Il pubblico si è immedesimato in me, hanno visto una persona nella quale ci si può rispecchiare, il mio sogno era far sognare gli altri. Quella è stata la mia forza.

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Con MasterChef si apre un nuovo capitolo della tua vita: se ti dico futuro, cosa vedi?

Weekend, visto che è venerdì. Vedo la cucina, ma ho finito ieri. Vedrò le proposte e valuterò. Ho appena finito una cosa, inizierò a pensare al domani da domani.

Hai girato il mondo e scoperto tante culture, cucine. Ma il tuo ristorante stellato dove ha radici? 

Nel posto dove mi fermerò, quando mi sentirò a casa in un posto. Non amo programmare, mi lascio molto trasportare da ciò che ho voglia di fare. Quando mi sentirò di aprire un locale lo scoprirò.

Le cucine sono spesso descritte come luogo di brigate, con codici severi e ritmi molto serrati. Come la immagini una tua cucina?

Non ne ho idea. Ti direi una bugia se dicessi che nella mia cucina tutti si amano e tutto va bene. Dico, mandatemi a fare la gavetta e poi vediamo.

Il tuo piatto manifesto?

Amo la cotoletta, i burritos, sono fan delle piadine. Ho una dieta molto basic, mi piacciono le cose golose e tra l'altro ciò che mangio è diverso da ciò che cucino. Faccio cose casalinghe e semplici.

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