Le protagoniste del film La Voce di Hind Rajab: “Unite dall’umanità per denunciare il genocidio a Gaza”

“Questo film rappresenta il genocidio in corso. Racconta quello che accade tutti i giorni a Gaza. La storia di Hind Rajab, interamente documentata e messa in scena in modo veritiero, è una tra le migliaia di storie che emergono ogni giorno dalla Mezzaluna Rossa palestinese”, ci ha spiegato Clara Khoury, l’attrice di origini palestinesi che interpreta la psicologa nel film. Arrivato nelle sale italiane e prodotto tra gli altri da Brad Pitt, Joaquin Phoenix e Jonathan Glazer, La Voce di Hind Rajab ha ottenuto il Leone d’argento al Festival di Venezia.
Il film, realizzato in Tunisia con attori palestinesi, tra cui studenti di Gaza, e una troupe tunisina, racconta la triste storia di una bambina palestinese sopravvissuta e poi uccisa dall’esercito israeliano (Idf) nella Striscia in attesa dei soccorritori, a loro volta uccisi da Idf. Oltre a Khoury, si è resa disponibile l'altra protagonista, Saja Kilani, l’attrice palestinese-canadese che interpreta la responsabile del centro in Cisgiordania incaricato di inviare i soccorsi a Gaza.
Tutti i personaggi vengono uccisi dall’esercito israeliano, inclusa la famiglia della bambina e gli operatori sanitari, si tratta quindi di una rappresentazione del genocidio che va avanti ogni giorno in Palestina?
Saja Kilani: Penso che la storia di Hind rappresenti quello che accade in questa guerra. Ma questa storia racconta anche quanto i palestinesi siano forti, determinati, pieni di speranza, nonostante tutte le sfide che devono affrontare. Il pubblico ha notato la forza che è racchiusa in questo film perché c’è onestà. Anche se molti si arrabbiano nel seguire storie vere, penso che il film rappresenti bene questa forza.
La storia di Hind è quella di tutti i bambini palestinesi vittime della guerra?
Saja e Clara: Tutti i bambini sono vittime della guerra, in tutto il mondo. Nessun bambino dovrebbe soffrire, dovrebbe morire, dovrebbe implorare per avere aiuto.
È stato molto toccante assistere a questo film. Tutti i personaggi sono gradualmente evoluti facendosi coinvolgere per salvare la piccola Hind, lo stesso vale per l’intera società? All’inizio poche persone protestavano contro il genocidio, ora c’è una forte mobilitazione, un movimento di solidarietà contro la guerra?
Saja Kilani: Sì, ogni personaggio rappresenta diversi tipi di emozioni e sensazioni. I personaggi del film rappresentano la società, il mondo. C’è la frustrazione, la disperazione, il lutto, la determinazione. Ogni personaggio, nel suo arco di emozioni, parla a chiunque guardi il film. E penso che mostri quanto sia umana questa storia e quanto connetta persone da ogni parte del mondo perché parla all’essenza dell’umanità. Quando abbiamo presentato il film a Roma, per esempio, uno spettatore era frustrato così come lo è il personaggio di Omar (interpretato da Motaz Mahlees, ndr). Mi ha detto di aver apprezzato la scena in cui tenevo tra le mani il telefono con cui comunicavamo con la voce di Hind perché era come se stessi tenendo tra le braccia Omar. Penso che chiunque sia molto coinvolto quando vede storie vere. Ed è stato un dono, come artista, poter testimoniare come le persone si relazionano con questo film e questa era anche l’intenzione quando sono stati pensati questi personaggi.

Clara Khoury: Questo film rappresenta personaggi che esistono davvero, persone reali con cui abbiamo parlato. Abbiamo fatto ricerche, telefonate con gli operatori, gli psicologi che hanno vissuto quei momenti concitati nel tentativo di salvare Hind Rajab. Sì, rappresentiamo in questo film la società palestinese. E c’è di più. La società palestinese ha una cultura così ricca, con così tanto talento e saggezza. Questo è solo uno sguardo su un giorno della sofferenza che i palestinesi stanno attraversando.
Il film è ricco di audio veri che documentano le telefonate con Hind mentre era circondata dai corpi dei suoi familiari e aspettava i soccorsi. I protagonisti di questo film sono anche gli operatori sanitari che sono stati presi costantemente di mira dall’esercito israeliano. Come avete lavorato per rappresentarli al meglio?
Saja Kilani: Abbiamo parlato con i personaggi che ognuno di noi ha portato sullo schermo. Siamo diventati amici. Io ho parlato con la responsabile, Rana, è stata così generosa. Mi ha spiegato nei dettagli come operano. Mi ha anche detto di non copiarla. ‘Voglio solo che ascolti la voce della ragazza, e questo ti permetterà di esprimerti’, mi ha detto. Non penso che ci fosse la necessità di una preparazione emotiva perché ogni essere umano che vede questo film capisce che nessun bambino dovrebbe implorare per la sua sopravvivenza. E la storia è stata scritta in modo così umano, così brillante, che porta questa onestà sullo schermo.
Clara Khoury: I soccorritori sono costantemente nel mirino. Ho sentito la responsabilità di raccontare la loro storia. Ma questo ha riguardato anche i giornalisti. Ogni giornalista è stato preso di mira o assassinato ogni giorno a Gaza. È il nostro dovere come artisti raccontare tutto questo, è il minimo che posso fare come essere umano.

Che ne pensate della missione della Global Sumud Flotilla che continua a viaggiare verso Gaza? In più in Italia lo scorso 22 settembre c’è stato uno sciopero partecipatissimo per denunciare i crimini di cui sono vittime i palestinesi…
Clara Khoury: Sosteniamo la Flotilla. Auguriamo loro di poter continuare in sicurezza la missione. Personalmente li ringrazio molto. È stato impressionante vedere gli italiani che si uniscono e protestano. È incredibile vedere quest’unità. Il potere è nelle mani delle persone. E le persone possono fare la differenza per aiutare a far finire questo genocidio”, ha spiegato Clara.
Saja Kilani: “La nostra unità è la nostra umanità”.