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Jerry Calà premiato come King of Comedy al Capri Hollywood: “Ho iniziato a fare cinema per Bud Spencer”

Jerry Calà, premiato come King of Comedy al Capri Hollywood, ha raccontato gli inizi della sua carriera nel mondo dello spettacolo e la scelta di fare cinema lasciando i Gatti di Vicolo Miracoli.
A cura di Ilaria Costabile
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Jerry Calà è stato premiato al Capri Hollywood come "King of Comedy" e in un'intervista al Corriere della Sera ha ripercorso la sua carriera fatta di momenti esilaranti, film che lo hanno reso famosissimo e altri per cui è ricordato meno. Dopo cinquant'anni di carriera, però, non è ancora arrivato il momento di fermarsi e a breve inizieranno le riprese del nuovo film che lo vede in veste di regista, oltre che tra i protagonisti.

La serata evento all'Arena di Verona e gli inizi con i Gatti di vicolo Miracoli

All'Arena di Verona, stracolma di fan, nel 2021 Jerry Calà festeggiava i suoi cinque decenni di carriera e ora riceve un riconoscimento importante come quello al Capri Hollywood in cui è stato insignito del titolo di re della comicità. Un'emozione bellissima quella dell'Arena, come racconta l'attore:

Altro che libidine: doppia libidine. Ora Capri, prima l’Arena. E chi se la scorda quella sera meravigliosa del 20 luglio: io sul palco con tutti gli amici e i colleghi di una vita, Ezio Greggio, Massimo Boldi, J-Ax, Fabio Testi, Gigliola Cinquetti, Katia Ricciarelli, ovviamente la mia ex moglie Mara Venier… ma anche tanti altri grandi della musica come Fausto Leali, Maurizio Vandelli dell’Equipe 84, Shel Shapiro dei Rokes. Ma come, mi chiedevo incredulo, questi erano gli idoli che da ragazzino ammiravo seguendo il Cantagiro, e adesso stanno qui a fare festa con me!

Eppure i suoi inizi erano nel mondo della musica: "Modestamente nasco come bassista nel gruppo beat più giovane di Verona – ma forse d’Italia – nei ’60, i Pick Up, età media 14 anni. Ma la folgorazione per la scena è arrivata poco dopo, quando entrai nella filodrammatica del liceo". Quando si rese conto che, però, la sua vena comica era piuttosto irriverente, allora decise di dedicarsi alla recitazione: "Entrai in un gruppo di soli quattro, perché con me c’erano altri tre compagni di scuola, Umberto Smaila, Nini Salerno e Franco Oppini. Non lo sapevamo ancora, ma erano nati I Gatti di Vicolo Miracoli". 

La carriera al cinema: dalla commedia al dramma

Un quartetto che funzionava e che ha regalato un certo successo ad ognuno dei suoi componenti, finché Calà non ha deciso di passare al cinema: "Tutta colpa, anzi merito, del mio mentore: Bud Spencer"Per un periodo, infatti, era sul set con lui, ma continuando a fare anche le serate con i Gatti di Vicolo Miracoli, finché un giorno non fu Spencer a dirgli: "No, così non va, vedo che fai fatica. Devi scegliere: o le serate, o il cinema”. Scelsi". Da quel momento, quindi, inizia la carriera cinematografica vera e propria di Jerry Calà. Volto di film come "Sapore di mare" e tanti altri che hanno segnato un'epoca, finché non decise di concedersi una nuova chance accettando la parte di un film in Norvegia:

Scelsi di fare quel film, “Sottozero”, perché mi sembrava di essere uscito da un gruppo, i Gatti, per entrare in un altro, quello della cinecommedia svagata, disimpegnata. Forse sbagliando, e certamente rinunciando a compensi ben più alti, volevo misurarmi anche come attore drammatico. Così nell’87 accettai con entusiasmo di trasferirmi su una piattaforma petrolifera in mezzo al nulla per questo film scritto da Rodolfo Sonego, il leggendario sceneggiatore di Alberto Sordi". 

Non fu l'unico "film impegnato" di cui Calà è stato protagonista, come ricorda lui stesso parlando della telefonata ricevuta da Marco Ferreri:

Con il suo accento da milanese romanizzato mi disse “Ue’, ma tu come sei drammatico?”. Io risposi subito “Bravissimo, maestro”. E lui: “Allora fai un film con me”, e buttò giù. Cominciò così l’avventura di “Diario di un vizio”. Quel film in cui interpretavo un erotomane alquanto disperato rappresento’ la mia rivincita sui critici nostrani, che al Festival di Berlino vollero premiarmi come miglior attore. Salvo poi, quando ripresi a girare i soliti “filmetti”, stroncarmi di nuovo ferocemente.

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