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Carlo Amleto da Zelig a Bar Stella: “Derido i Tg che spesso sono cantilene incomprensibili”

Carlo Amleto è un nome emergente della scena comica italiana. Con il suo Tg0 imperversa sui social grazie a La Bomba, parodia del celebre ballo di gruppo che si rivela una fotografia impietosa dell’informazione (e anche del PD). Imprevedibile, a suo modo folle, Amleto si racconta in questa intervista a Fanpage.it: “Nella vita non sono un simpaticone con la battuta pronta”.
A cura di Andrea Parrella
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La comicità non va spiegata, sorprende e prende a schiaffi soprattutto se non segue percorsi prevedibili, quando non si annuncia, non bussa prima di entrare. Se c'è un artista che in questo momento riesce nell'obiettivo di nascondere il trucco comico fino all'ultimo istante, quello è Carlo Amleto. Classe '93, Amleto ha 29 anni e molti lo avranno riconosciuto prima a Zelig, poi a Bar Stella con il collettivo Contenuti Zero, così come sui social dove imperversa parodiando il mondo del giornalismo televisivo con il suo Tg0, immaginando Mozart nei panni di un centralinista, vestendo i panni di un mago scostumato che discute con il pubblico, o semplicemente eseguendo le canzoni a cavallo tra il serio e il faceto: "Il PD si schiera a destra" è il suo tormentone, nonché involontaria fotografia impietosa del partito guidato da Elly Schlein. Amleto sta sul palco e non sai da subito in quale direzione andrà, ma dopo qualche istante di orientamento, si ha la sensazione immediata di essere davanti a un artista che possiede i mezzi per unire comicità, musica e poesia in un discorso coerente. In questa intervista a Fanpage.it abbiamo provato a capire meglio qualcosa di lui, in questi in questi mesi in giro per i teatri italiani con il suo show "Scherzo N°1, Opera Prima" nonché sulle piattaforme con l'album "Facciamo che io ero", a riprova di una incredibile versatilità.

Ti nascondi dietro una maschera, entri ed esci da un personaggio. Che percentuale c'è in scena?

Non ci avevo mai pensato. Credo di essere me stesso con l'ausilio di cose scritte, ritmo, con dei tempi comici predefiniti che non ho nella vita. Di base non sono un simpaticone, non ho la battuta pronta, quelle cose che porto sul palco sono studiate nei tempi e nei modi. Direi che interpreto me stesso, in una forma elaborata.

Per la tua comicità hai bisogno di un'interazione con il pubblico non convenzionale. "Cretino", lo dici spesso a qualcuno a caso in platea che punti durante il tuo numero da mago. C'è chi l'ha presa male?

Sì, è successo che dicessi cretino senza essere capito. Un paio di volte qualcuno non ha riso e ho pensato anche di toglierlo, ma poi ho capito dipendesse non dalla persona che avevo di fronte, ma da come arrivassi al cretino. Io mi annuncio mago e qualcuno ride e allora io chiedo "perché stai ridendo? Ce l'hai con i maghi?". E me la prendo con lui, questo è il meccanismo per poter arrivare al cretino. E così funziona

Musicista, comico, attore, cantautore, anche mago. Molte frecce nel tuo arco, ma essere troppe cose non rischia di non farti incidere in una maniera precisa?

Io sono d'accordo e infatti è stato un percorso lungo di elaborazione, che continua ancora adesso. Non voglio rinunciare a nessuna di queste cose, ho sempre suonato il piano, scritto canzoni anche malinconiche, ma anche fatto comicità. All'inizio ho pensato ci fosse bisogno di una selezione, ma col tempo ho anche compreso, grazie alle persone a me vicine, che forse la cosa più forte da fare fosse provare a unire tutto. È un percorso lungo in cui provo a mettere insieme musica, comicità e poesia. Ci sto riuscendo? Non so, questo spettacolo è un primo tentativo di mettere all'interno del mago anche un elemento comico, o una sfumatura poetica. Il teatro canzone è il riferimento che mi guida, da Gaber a Jannacci, passando per Elio. Ovviamente a modo mio.

Mai avuto paura che la comicità potesse svilire la musica o viceversa, influendo negativamente l'una sull'altra?

Forse all'inizio avevo questo timore, non capivo come potessi fare, le canzoni comiche non mi attiravano molto. Poi questo flusso è venuto fuori, anche lo stesso Tg0 è una commistione di musica e comicità.

A proposito di Tg0, sei riuscito a trasformare il flusso di notizie in una cantilena. Prendi in giro chi l'informazione la fa o chi la riceve?

Si può leggere da punti di vista diversi. Quando l'ho inventato non ci ho pensato, mi ha sempre affascinato la cantilena dei giornalisti, ho sempre saputo imitarla, ma a un certo punto mi sono accorto fossero delle note che ho cercato al pianoforte. Con una base armonica è diventata canzone. Quello che ho capito in questi anni è che mi piace trasformare in musica tutto quello che non è apparentemente musica, mi affascina molto ed è il meccanismo comico che preferisco. Il Tg0 è sì una critica verso le persone che non ascoltano le notizie, stanno lì e non ci pensano, che però svela anche un'altra questione: non credo abbiamo davvero le nozioni per capire le notizie, a volte. Allo stesso tempo può essere una critica all'informazione che dovrebbe farci comprendere cose incomprensibili e quindi è come se non parlassero.

Uno dei principali sketch di TgZero è quello che gioca sulla musica di La Bomba (cover degli Azul Azul, diventata un celebre ballo di gruppo), il tormentone latino americano. Come è nato?

Ho scritto questo sketch che ha qualche sfumatura politica, ma in realtà non vuole prendere in giro nessun partito specifico. È successo che dopo alcune settimane mi ha contattato l'autore della canzone, genio che ha scritto altri pezzi molto famosi, ha un'amica italiana che glielo ha fatto conoscere ed è impazzito di gioia. Ha messo il video sulla sua pagina ringraziandomi pubblicamente per questa "satira politica basata sulla sua canzone". Mi ha anche invitato a Los Angeles e ci volevo pure andare. Poi ho desistito.

Nasci a Zelig, poi negli ultimi due anni Bar Stella. Due contesti apparentemente simili ma diversi, da una parte ci si aspetta di ridere a prescindere, nell'altro è un'atmosfera più sfumata. Dove ti trovi meglio?

Sono due cose diversamente esaltanti. Zelig è stato una botta emotiva enorme, sia perché è dal vivo, ma soprattutto per il valore del marchio. Ti ritrovi davanti a più di duemila persone e non puoi sbagliare. Bar Stella è un programma diverso, c'è una maggiore tranquillità, ma ti dà modo di sperimentare anche cose non prettamente comiche. Grazie alla presenza di Stefano De Martino e della band hai modo di approfondire cose differenti.

In uno dei tuoi sketch una conversazione tipica delle interazioni via chat si trasforma in una notizia tragica. È una di quelle cose che può capire solo chi intuisce quel linguaggio. 

Questa è una cosa che possono capire solo i giovani. Sui social, per dire "mi fai morire dal ridere", si usano frasi tipo "sto morendo", "mi è collassato un polmone". Se uno che non sa questa cosa riceve una risposta di questo tipo, può non capire. Su questo gioca lo sketch in cui un ragazzo dice allo zio che sta morendo via messaggio, lo zio crede di aver capito il senso del suo messaggio, pensando si stia divertendo molto, invece il ragazzo sta morendo davvero, senza che lo zio lo aiuti. L'altro giorno io dovevo fare lo spettacolo a Bisceglie, in Puglia. Ho chiesto al padre di stamparmi il copione, è tornato a casa e mi ha chiesto se fossi sicuro di volerlo fare, perché gli sembrava macabro.

In questo momento la tua visibilità sta crescendo, quali obiettivi ti poni?

Il mio obiettivo è piuttosto scontato, fare il mio spettacolo e girare i teatri, riempiendoli.

La televisione ti interessa meno o di più rispetto al teatro?

La televisione ha una potenzialità enorme, è come fare uno spettacolo davanti a 5 milioni di persone potenziali. Questa è una forza pazzesca. Io quando sono stato per la prima volta a X Factor per vederlo, ho respirato la stessa adrenalina che c'è prima di salire sul palco.

Ci dici quale è stato il tuo percorso?

Io ho studiato pianoforte classico e jazz-blues, sin dalla terza media fino agli ultimi anni di liceo. Poi mi sono appassionato al teatro seguendo miti come Proietti e Troisi. Ho fatto l'accademia Paolo Grassi a Milano, dove gli insegnanti mi "sfruttavano" sempre facendomi suonare, ma io volevo recitare, ero quasi arrivato al non volere più suonare. Finita l'accademia abbiamo messo su un collettivo di comici, tutti ex allievi della Paolo Grassi e due ragazzi del Piccolo. Così è nato Contenuti Zero, spettacoli di varietà in cui facciamo di tutto e dove io suonavo e recitavo. Da lì ho iniziato piano piano a mettere insieme le cose.

Il progetto Contenuti Zero non ostacola il tuo percorso da solista?

Assolutamente no, anzi, è una fortuna. Il confronto con altri artisti che stimi molto è fondamentale. Loro per me sono il massimo ed è una fortuna stare a contatto con gente che può darti consigli e con cui puoi confrontarti.

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