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Halftime, la recensione: la vita a metà di JLo, diva insoddisfatta di una scena mai solo sua

Arriva su Netflix dal 14 giugno Halftime, il docufilm dedicato a Jennifer Lopez. La storia della pop star viene raccontata muovendosi su due binari distinti: il SuperBowl e la nomination ai Golden Globe, ma ciò che emerge ed è strano dirlo è che una star internazionale, nonostante il successo, sia ancora in cerca di riconoscimento.
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A cura di Ilaria Costabile
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Chi dice di non aver mai cantato o ascoltato una canzone di Jennifer Lopez nella sua vita, con molta probabilità sta mentendo, perché tra le tante icone della musica pop Anni Duemila c'è proprio lei, la donna protagonista di Halftime, il docufilm che dal 14 giugno arriva su Netflix. Un titolo indicativo, nient'affatto casuale, che prende spunto dal momento in cui prende vita il racconto, i cinquant'anni di JLo, e che si interseca perfettamente con un evento determinante della sua vita artistica: l'Halftime Show.

Una ragazza di origini portoricane cresciuta nel Bronx che raggiunge le vette di Hollywood diventando un'icona mondiale. A descriverla così JLo è la perfetta incarnazione dell'american dream nella sua essenza più pura: un individuo puntando sulle sue sole forze è riuscito a conquistare i suoi sogni più irraggiungibili. E, in fin dei conti, a soli 18 anni Jennifer Lopez non sapeva che andando via di casa avrebbe spalancato a se stessa le porte del successo. Ma in Halftime non si racconta la parabola ascendente di una star che a 52 anni é ancora fonte di ammirazione per molti, ma si racconta la figura di JLo al pieno della sua potenza, il massimo della sua carriera puntellata da delusioni, aspettative stroncate e occasioni di riconoscimento dissolte in premi mai ricevuti.

Il traguardo del SuperBowl, ma diviso con Shakira

Nel 2019, infatti, produttrice e co-protagonista del film "Le ragazze di Wall Street" riceve l'ennesima nomination ai Golden Globe, dopo circa 20 candidature senza ottenere l'ambito titolo, ma stavolta il film ha conquistato i consensi della critica e Lopez può sperare in una premiazione che arriva dopo anni e anni dal suo lavoro di attrice. Allo stesso tempo viene scelta per lo spettacolo del SuperBowl, uno degli eventi più importanti per il popolo americano e che rappresenta una vera e propria consacrazione per un artista, una gloria che la pop star è costretta a condividere con Shakira, quasi a delegittimare la sua importanza su un palco così grande e potente. Il racconto di Halfitime si muove parallelamente su questi due piani, diversi ma determinanti allo stesso modo, due tappe che rappresentano il culmine di una carriera durata decenni e che nonostante il tempo passi non accenna a fermarsi.

Il gossip che supera il talento

L'aspetto che emerge in questo racconto corale dedicato alla cantante latina più famosa al mondo, però, é diverso da quello che ci si aspetterebbe da un prodotto che intende lodare le gesta di una star. Jennifer Lopez appare umana, ma soprattutto viene fuori un racconto che, forse, per noi che guardiamo il film da oltreoceano é decisamente nuovo. Negli anni, nonostante la bravura e il successo ottenuto, con più di 40 film girati, milioni di dischi venduti, sembra che il talento di JLo non sia stato mai valorizzato abbastanza e, anzi, si sia data importanza più a eventi collaterali: "Quello che accade nella mia vita sentimentale offusca tutto quello che faccio nel mio lavoro" dice Jennifer Lopez con gli occhi lucidi e un po' di difficoltà a guardare in camera. Tabloid, trasmissioni tv, radio, in ogni dove si chiacchiera delle sue liason, del suo fondoschiena prominente e non dei suoi progressi da cantante, ballerina e attrice. Ne abbiamo avuto dimostrazione anche di recente con il ritorno di fiamma con Ben Affleck che ha monopolizzato il racconto delle cronache rosa americane – e non solo – per mesi, anche se l'attore nel docufilm appare di sfuggita, solo per qualche secondo.

Che sia sempre stata un personaggio chiacchierato non è una novità, ma che questo possa aver reso meno importanti i suoi traguardi lavorativi non è certo un merito per i media americani che hanno trovato più semplice screditarla per la sua vita amorosa movimentata, piuttosto che premiarla per i suoi successi, quasi come se loro stessi fossero increduli all'idea che una ragazza nata dal nulla avesse davvero costruito un impero. Le montagne russe del suo privato le hanno permesso di avere due figli, ora 14enni, di cui prova ad occuparsi in prima persona e che sono l'unico punto fermo della sua vita.

JLo e la figlia Emme
JLo e la figlia Emme

La ricerca costante della perfezione

In Halftime si tratteggia senza dubbio la figura di una professionista instancabile, dedita al suo lavoro a livelli impensabili: "Quando non ho ottenuto il Golden Globe ho pensato al perché non fosse successo e che dovevo migliorare, ancora di più, come attrice, come cantante e come ballerina". Un'affermazione che quasi stride con il successo capillare di questi anni, un'affermazione che tradisce il bisogno incessante di ottenere riconoscimenti, approvazione dall'esterno e che superati i 50 anni appare ancora più forte: "Non ho ancora finito di dire quello che voglio dire, ho ancora tanto da dare". Si chiude così Halftime con la consapevolezza che Jennifer Lopez non ha la minima intenzione di mettere un punto ad una carriera che continua a mietere successi e, checché se ne dica, ha segnato la storia della musica e del cinema pop degli Anni Duemila e qualcuno dovrà pur concederglielo.

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Nata nel 1992, giornalista dal 2016. Ho sempre scritto di cultura e spettacolo spaziando dal teatro al cinema, alla televisione. Lavoro nell’area Spettacolo di Fanpage.it dal 2019.
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