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Festival di Sanremo 2024

Perché Sanremo 2024 ha un problema con la cassa dritta: le canzoni sembrano scritte con l’algoritmo

Amadeus ha creato un nuovo canone per la canzone sanremese, ma alcuni artisti pensano di poter trovare la carta vincente ripetendo formule già ascoltate su quel palco.
A cura di Francesco Raiola
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L'introduzione del voto delle radio e i risultati degli anni passati hanno spinto molti dei Big a cercarsi uno spazio in onda con pezzi ballabili. Questo Festival di Sanremo sarà pieno di tormentoni pre estivi, il palco dell'Ariston si trasformerà in un dancefloor e la cassa dritta (quel ritmo che ci fa battere ritmicamente il piede quando sentiamo la maggior parte dei tormentoni e della dance) la fa da padrona (a meno che non venga un po' smorzata dall'orchestra). Questo è uno dei principali temi emersi dopo l'ascolto in anteprima delle 30 canzoni con cui i Big concorreranno al prossimo Festival di Sanremo: sono tanti, troppi?, i pezzi che cercano il gancio ritmico e testuale, ed è impossibile non pensare che la giuria radiofonica non abbia avuto il suo effetto. A cui si aggiunge anche il fatto che gli uptempo delle scorse edizioni abbiano spesso ottenuto tanti ascolti.

Se una volta era Amadeus a sondare cosa suonasse in giro, col passare degli anni pare che alcuni degli artisti in gara abbiano studiato i vecchi festival per capire in quale solco inserirsi. Amadeus ha l'enorme merito di aver cambiato il canone della canzone sanremese, adesso molto più variegata e trasversale, però pare che alcuni degli artisti abbiano preso per sé l'idea che il ritmo sostenuto sia una carta vincente e così l'ascolto in anteprima non è stato dei più semplici. Sembra che sia stato l'algoritmo – o l'intelligenza artificiale – di cui parlava Boris ad averne scritte alcune. Spieghiamo, però, come avvengono gli ascolti in anteprima: a Roma e Milano vengono allestite due sale dove si accomodano i giornalisti che hanno tra le mani tutti i testi, che dovranno consegnare alla fine degli ascolti. Quando Amadeus dà il via partono senza interruzione (se non la voce di Ama che presenta la canzone con titolo, cantante e autori) tutte le 30 canzoni, con un'interruzione di una decina di minuti a metà del percorso.

Insomma, nel poco tempo in cui dura la canzone si cerca di capire quale sia il mood musicale, si ascolta il testo per cercare di trarne il significato e ci cercano anche eventuali influenze. L'ascolto del 15 gennaio ha portato non poca confusione e alla fine a pagare sono state un po' le canzoni uptempo che si sono un po' mescolate tra loro (esageriamo, ma per dare un'idea). A quel punto è normale che chi ha cercato una sfumatura diversa si faccia notare di più. Un po' come quando in mezzo alle copertine di libri supercolorate l'occhio ci cade sulla purezza di quelle bianche di Salinger.

Ed è per questo, anche, non solo, che tipo i Negramaro giganteggiano, così come la voce e la canzone bella ed elegante di Diodato e finanche Alessandra Amoroso che, pur non essendo la nostra tazza di tè, porta il pezzo che ti aspetti da lei e che si differenzia. È il motivo per cui anche una soluzione rock non sconvolgente come quella di Berte si fa spazio (ma lei è una furia e sul quel palco sarà uno spettacolo da vedere e ascoltare), ci si lascia trasportare dai ritmi latini di Mannoia oppure dalla cumbia di Angelina Mango (che rischia di essere la sorpresona del Festival). Se proprio si cerca la radio che almeno ci sia un’idea, trovare qualche soluzione diversa anche con la cassa in quattro.

Ben vengano, quindi, pezzi come quello di Dargen D’Amico che lungi dal bissare Dove si balla porta una canzone che ha bisogno del secondo ascolto ma sarà protagonista o anche la scelta di Geolier (i quattro quarti sono la base del rap), candidato alla vittoria, o soluzioni alternative come quelle di Emma che centra un'altra canzone. Ascoltarle tutte di seguito, lo ribadiamo, fa un effetto straniante e sicuramente le pause del festival aiuteranno a digerirle, così come le scelte artistiche sul palco (attendiamo Rose Villain e Big Mama in tal senso), perché il rischio è quello di non distinguerle più, ma soprattutto l’idea vecchia che le radio siano totalmente uniformi nei gusti, mentre in questi anni abbiamo visto premiare anche artisti come Colapesce e Dimartino, alfieri di un pop alternativo, cantautorale, catchy e mai banale che ha trovato spazio nelle radio e nel mondo indie, accontentando tutti i gusti. Ecco, quest'anno loro due mancheranno molto.

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