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Sofia, morta a 4 anni per malaria contratta in ospedale: indagata infermiera

Chiusa l’inchiesta della Procura sul caso della bimba infetta nel reparto pediatrico dell’ospedale di Trento: il sangue infettato dalla malaria sarebbe venuto a contatto con quello di Sofia durante i prelievi di sangue.
A cura di Antonio Palma
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C'è un nome nel registro degli indagati della Procura di Trento per la morte della piccola Sofia Zago, la bimba morta di malaria a soli 4 anni dopo un ricovero in ospedale a Trento e senza mai essersi allontanata dall'Italia. Si tratta di una infermiera del reparto pediatrico dello stesso ospedale trentino dove è avvenuto il contagio. Proprio nel reparto infatti ci sarebbe stato l'errore medico che ha infettato la bimba, poi morta dopo una inutile corsa e il ricovero agli Spedali civili di Brescia, specializzati in materia. A questo risultato sono arrivati ora anche i pm  a conclusione dell'inchiesta giudiziaria sul caso avvenuto nell'estate scorsa. A stabilire che si era trattato di un "macroscopico errore umano", avvenuto durante il ricovero tra il 16 e il 21 agosto a causa di un esordio di diabete infantile che l'aveva colpita mentre era in vacanza, erano stati anche gli ispettori del Ministero della Sanità dopo aver raccolto tutti i dati clinici e il percorso avuto dalla bimba in ospedale.

La magistratura ora ha individuato la data esatta del contagio: il 17 agosto, quando nello stesso reparto di Sofia, ma in una stanza diversa, erano state ricoverate anche due bambine del Burkina Faso che avevano contratto la malaria durante un viaggio nel loro Paese. Smentita definitivamente anche la remota ipotesi di una zanzara che avrebbe viaggiato in valigia: Sofia sarebbe stata infettata venendo in contatto in qualche modo con strumenti clinici che hanno toccato il sangue di una delle due sorelline originarie del Burkina Faso che si trovavano all'ospedale S.Chiara di Trento.

"Il contagio è avvenuto sicuramente in ambito ospedaliero,  c'è stata una macroscopica falla nelle procedure, in sostanza un errore umano non facilmente individuabile" avevano spiegato gli ispettori ministeriali.  Ora la Procura ipotizza che il contagio sia avvenuto nel giorno in cui nel reparto vennero eseguiti nove prelievi di sangue. Forse per guanti monouso non cambiati o per il lavaggio della cannula di una flebo effettuato con una siringa non sostituita, il sangue infettato dalla malaria sarebbe venuto a contatto con quello di Sofia, rivelandosi letale. L’infermiera indagata, interrogata più volte dal pubblico ministero, ha detto di aver seguito le procedure previste. Ora i pm desiderano se portarla in Tribunale richiedendo il suo rinvio a giudizio.

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