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Opinioni

Siamo proprio sicuri che il referendum sia una buona idea?

Dopo la valanga di firme raccolta (e i segnali arrivati dal Ministro Maroni) sembra alle porte il referendum per la modifica del “Porcellum”, il sistema elettorale approntato da Roberto Calderoli. Eppure, sono in molti a giurare che il ricorso alle urne rischierebbe di essere controproducente. Ecco perchè.
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Referendum-legge-elettorale

Meglio essere chiari fin dall'inizio: Questa legge elettorale è impresentabile. Mortifica la volontà degli elettori, tributando nei fatti alle segreterie di partito l'onore della sovranità popolare. Svilisce il concetto di rappresentanza, rendendo la consultazione elettorale una mera ratifica di equilibri decisi altrove. Insomma, per dirla con le parole del suo "ideatore" (sic): è una vera e propria "porcata". Continuando ad essere chiari: il successo dei "referendari" e l'incredibile partecipazione popolare, con la raccolta di oltre un milione e duecentomila firme per l'abrogazione di alcuni punti della legge elettorale, rappresentano elementi da tenere nella massima considerazione. E soprattutto rappresentano l'ennesimo segnale di una generale "insofferenza" verso un sistema politico sprecone ed evanescente, incapace di incidere in maniera positiva sulla vita delle persone, nonché l'emblema della ormai insopprimibile volontà di "riprendersi lo spazio della partecipazione collettiva" che pervade gran parte dell'opinione pubblica italiana (per quanto, come vi suggerivamo qualche settimana fa, le istanze di radicale cambiamento continuino a sbattere sul muro di gomma della vecchia politica).

Referendum-abrogativo-porcellum

Detto questo e tacendo dei francamente triti e ritriti discorsi sulla "attribuzione del merito", che rischiano di riportare il ragionamento complessivo nei vecchi e stantii canali della politica tradizionale, può essere però interessante ragionare intorno agli esiti complessivi di una (eventuale) consultazione referendaria. Partendo da un assunto che francamente ci sembra basilare: l'inerzia del Parlamento nel procedere a modiche strutturali di una legge del genere (e non è considerazione relativa solo a questa maggioranza, dal momento che nemmeno il Governo Prodi intese modificare la porcata calderoliana) ha legittimato una iniziativa che in un Paese normale doveva essere "pane quotidiano" dei nostri rappresentanti. E l'idea stessa di dover spendere dei soldi (200 milioni di euro, a tenerci stretti con le cifre) per riconsegnare ai cittadini il completo diritto all'espressione democratica, francamente avrebbe dovuto indurre a "più miti consigli" la nostra classe dirigente.

Ma tant'è ed ora non resta che chiederci quali scenari si prospettano. Già, perchè se da un lato le aperture di Maroni non dovrebbero lasciare dubbi di sorta, dall'altro vanno tenute nella debita considerazione le intenzioni di parte consistente della maggioranza e di frange dell'opposizione nel voler procedere "in Parlamento" ad una modifica della legge che annullerebbe l'oggetto della consultazione referendaria (il tanto abusato "stimolo" della raccolta firme…). E che il risultato sia un ritorno al Mattarellum (nel quale, a proposito, non vi è traccia del tanto auspicato "ritorno alle preferenze") non è affatto scontato.

Ma c'è di più, dal momento che un'eventuale bocciatura alle urne (realisticamente la consultazione dovrebbe tenersi nella primavera del 2012) potrebbe sortire effetti opposti a quelli auspicati dai promotori e dalla gran parte dell'opinione pubblica, con il raggiungimento del quorum che rappresenta in ogni caso impresa ardua (e l'errore più clamoroso sarebbe quello di basare eventuali ragionamenti sull'esito del referendum 2011, intorno al quale si è mobilitato un vero e proprio "fronte alternativo e consapevole"). E' indubbio che un eventuale fallimento alle urne (nel 2009 sullo stesso tema non si arrivò neanche al 25% dei votanti) rafforzerebbe la legge elettorale in vigore, dando un colpo forse definitivo alla legittima aspirazione di un sistema più democratico e realmente rappresentativo. Insomma, da ogni lato la si consideri, la questione è tutt'altro che semplice, anche perchè davvero non si può chiedere agli oltre un milione e duecentomila italiani che hanno firmato il referendum di accontentarsi dell'apertura ad una "comprensibile discussione" (tanto per citare le parole del Ministro Sacconi).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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