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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Willy, i fratelli Bianchi condannati per droga: gestivano lo spaccio di coca ed eroina in provincia

Cinque anni e quattro mesi: questa la condanna inflitta in primo grado dai giudici della Corte d’Assise a Marco e Gabriele Bianchi, i due fratelli già in carcere perché accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte. Secondo gli inquirenti gestivano lo spaccio nella zona di Velletri, Artena e nei comuni limitrofi.
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A cura di Natascia Grbic
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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Marco e Gabriele Bianchi sono stati condannati in primo grado a cinque anni e quattro mesi di reclusione per spaccio e lesioni. Questa la decisione dei giudici del Tribunale di Velletri nei confronti dei due fratelli di Artena, già in carcere perché accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane di 21 anni massacrato di botte a Colleferro nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. I due sono finiti al centro di un indagine portata avanti dai carabinieri di Colleferro nel 2019: secondo quanto emerso nella fase investigativa, la loro fonte di sostentamento principale era lo spaccio di droga. Marco e Gabriele Bianchi si sarebbero mantenuti vendendo hashish, cocaina ed eroina e non avrebbero avuto altre entrate, tanto che entrambi non avrebbero praticamente mai presentato la dichiarazione dei redditi. Non solo: se qualcuno non pagava il suo debito, erano pronti a picchiarlo e ottenere il denaro con la forza. Anche durante il lockdown non avrebbero mai smesso di spacciare droga.

Lo spaccio alla base dello stile di vita dei Bianchi

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, erano proprio i fratelli Bianchi a coordinare l'attività di spaccio nella zona di Velletri, Lariano, Artena e nei comuni limitrofi. Erano loro a dare indicazioni ai complici e a suggerire il linguaggio da usare per l'acquisto di droga (caffè, magliette, aperitivo, chiavi, il cd di Gomorra). Le consegne avvenivano in modo itinerante, i pusher si spostavano con le macchine e ogni volta concordavano un orario e un luogo differente per gli incontri, in modo da non farsi intercettare dalle forze dell'ordine. Le modalità erano così ben collaudate che hanno continuato a spacciare in questo modo anche durante il lockdown, sfruttando le poche occasioni in cui gli spostamenti erano consentiti sul territorio. L'attività di spaccio era molto remunerativa, tanto da consentire ai fratelli Bianchi di girare su auto di grossa cilindrata, fare vacanze costose e comprarsi abiti di marca. Uno stile di vita al di sopra di quelle che sembravano le loro reali possibilità dato che entrambi percepivano il reddito di cittadinanza e non avevano entrate in chiaro particolarmente significative.

Le intercettazioni in carcere degli arrestati

Imputati anche in un altro processo per il pestaggio di un 40enne di origine bengalese, i fratelli Bianchi sono noti alle cronache per essere stati accusati dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte. Insieme a loro sono stati arrestati anche Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, quest'ultimo è l'unico a trovarsi ai domiciliari. Sono tutti accusati di omicidio volontario, e tutti rischiano la condanna massima prevista dall'ordinamento giuridico italiano: l'ergastolo. Le loro posizioni si sono aggravate dopo le intercettazioni in carcere: Mario Pincarelli ha ammesso – in un colloquio col padre – di aver picchiato Willy Monteiro Duarte mentre questi era in terra. Marco Bianchi, invece, punta il dito contro Francesco Belleggia, asserendo che è stato lui a colpirlo alla gola.

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