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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Vacanze e gioielli: droga base del tenore di vita dei fratelli Bianchi, arrestati per omicidio Willy

Riuscivano a sostenersi e vivere nel lusso grazie ai soldi guadagnati con lo spaccio: questa la tesi degli investigatori che stamattina hanno arrestato sei persone per droga, tra cui i fratelli Marco e Gabriele Bianchi. I due, già in carcere per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, sono accusati della gestione di un vero e proprio gruppo criminale.
A cura di Natascia Grbic
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Gestivano un giro di spaccio nell'area dei Castelli Romani, dando indicazioni ai pusher e ai clienti e intimidendo eventuali debitori con spedizioni punitive nel caso i soldi non fossero corrisposti. Di questo sono accusati i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, tra le sei persone arrestate questa mattina dai carabinieri per droga. I due sono stati raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare nel carcere dove sono detenuti dal 6 settembre per l'omicidio del 19enne Willy Monteiro Duarte, ucciso per le botte in piazza Oberdan a Colleferro. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, erano proprio i fratelli Bianchi a coordinare l'attività di spaccio nella zona di Velletri, Lariano, Artena e nei comuni limitrofi. Erano loro a dare indicazioni ai complici e a suggerire il linguaggio da usare per l'acquisto di droga (caffè, magliette, aperitivo, chiavi, il cd di Gomorra).

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Vacanze, orologi e auto di lusso con i soldi dello spaccio

Le consegne avvenivano in modo itinerante, i pusher si spostavano con le macchine e ogni volta concordavano un orario e un luogo differente per gli incontri, in modo da non farsi intercettare dalle forze dell'ordine. Le modalità erano così ben collaudate che hanno continuato a spacciare in questo modo anche durante il lockdown, sfruttando le poche occasioni in cui gli spostamenti erano consentiti sul territorio. L'attività di spaccio era molto remunerativa, tanto da consentire ai fratelli Bianchi di girare su auto di grossa cilindrata, fare vacanze costose e comprarsi abiti di marca. Uno stile di vita al di sopra di quelle che sembravano le loro reali possibilità dato che entrambi percepivano il reddito di cittadinanza e non avevano entrate in chiaro particolarmente significative. In molti, dopo il loro arresto, si erano chiesti come potessero permettersi tutti quei gioielli, gli alberghi esclusivi e i Suv. E il sospetto che ci fosse dell'altro, oltre alla frutteria appena aperta da Gabriele Bianchi, era già molto forte, tanto che i loro beni erano stati sequestrati dalla Guardia di Finanza poco dopo l'omicidio.

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Minacce e aggressioni a chi non pagava

Non sopportavano chi pagava in ritardo i fratelli Bianchi. I clienti sapevano che la droga si doveva pagare subito ed era meglio non fare debiti. Nel migliore dei casi, si veniva minacciati. Nel peggiore, la spedizione punitiva era assicurata. E, come dichiarato anche da numerosi testimoni, Marco e Gabriele non avevano nessun problema a menare le mani. Esperti di arti marziali, ben piazzati, non esitavano a intimidire chiunque si comportasse in modo diverso da come si aspettavano.

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