Villa Pamphilj e la doppia vita di Francis Kauffman: dagli arresti in Usa all’arrivo in Europa

Ha rubato l'identità ad un vero sceneggiatore, Rexal Ford. Ma in comune con lui sembra che avesse ben poco Francis Kaufmann, lo statunitense accusato di aver ucciso la bimba e abbandonato il corpo della piccola e della madre a Villa Pamphilj, dove sono stati rinvenuti due settimane fa. Per capire chi fosse davvero l'uomo bloccato dalla polizia in Grecia, a Skiathos, è stato necessario collaborare anche con gli agenti del personale dell'Fbi che lavorano presso l'ambasciata statunitense di Roma. Sono stati loro a scoprire la falsa identità dell'uomo, analizzando quello che, all'apparenza, poteva sembrare un documento regolare, ma che in realtà nascondeva un'identità fittizia da sei anni.
Grazie a loro è stato possibile ricostruire la vita dell'uomo quando ancora utilizzava il nome con cui è iscritto all'anagrafe, Francis Kaufamann, prima di rivestire i panni di Rexal Ford, e chi era prima dell'arrivo in Europa, dai precedenti penali all'arresto.

Rexal Ford e Francis Kaufmann: la doppia vita del killer di Villa Pamphilj
A chiunque glielo chiedesse diceva di chiamarsi Rexal Ford, di essere un regista indipendente e di stare lavorando al suo prossimo film. Questo è anche il nome che riportava il suo documento, ottenuto sei anni fa grazie a un'autocertificazione.
Per realizzare l'ultimo lavoro, un film da tre milioni di euro, Ford aveva anche incontrato un produttore. Se qualcuno avesse deciso di approfondire il suo curriculum online avrebbe trovato le risposte che cercava. Il nome scelto dall'uomo per muoversi in Europa, infatti, appartiene realmente a un regista che vanta diversi lavori.
"Un perfetto mix fra il desiderio di conquista, la capacità di padroneggiarla e quella di catturare la magia": così viene descritto il modo di fare cinema di Rexal Ford, stavolta quello vero, che ha lavorato come scrittore, produttore e regista e che si è occupato di film fra il fantascientifico e la voglia di riscatto.
Il vero volto di Francis Kaufmann: la fuga dagli Stati Uniti e i precedenti
Assisti dagli agenti dell'Fbi, è stato possibile ricostruire la vera identità dell'uomo che si è presentato come Rexal Ford. Il suo vero nome, quello che compare nei registri dell'anagrafe, è di Francis Kaufmann. Ha 46 anni ed è nato in una famiglia benestante degli Stati Uniti. Prima di arrivare in Italia e a Malta dove, secondo le testimonianze di un amico, già viveva con la donna trovata morta a Villa Pamphilj, conosciuta come Stella e, forse, di professione hacker, ha un passato oscuro in America, con diversi precedenti penali.
Si è allontanato dagli Stati Uniti nel 2021, dopo essere stato arrestato cinque volte per violenza domestica e aggressioni. Prima di lasciare il Paese in cui è nato, ha scontato 120 giorni di carcere, con l'accusa di aver causato gravi lesioni fisiche dopo un'aggressione con un'arma letale.

L'arrivo in Europa, la vita con la donna e la bimba e il fermo in Grecia
Dopo l'arresto, la vita di Kaufmann si è spostata in Europa. Nel 2019 si è armato di documento falso e da quel momento è diventato, per tutti, Rexal Ford. Con lui, a Malta, si trovava la donna che è stata ritrovata a Villa Paphilj. Da qualche tempo con la coppia c'era anche la bambina, figlia della donna che, dopo i tatuaggi, ora ha anche un volto ma ancora senza nome e presumibilmente anche sua figlia. O, almeno, è quello che sembra abbia riferito agli agenti, una volta fermato in Grecia.
L'uomo era stato più volte visto muoversi fra Villa Pamphilj e il mercato di San Silviero, in via Gregorio VII, a poca distanza dal parco, insieme a quella che agli occhi di tutti era la sua famiglia. "Non ricordo bene la donna, non l'ho mai guardata troppo: lui era violento e temevo ripercussioni", ha raccontato qualcuno agli inquirenti.
"Spesso litigavano. Lui la strattonava, lei gli gridava di non toccare la bambina", raccontano altri, fra cui alcuni commercianti. Più volte erano stati visti e fermati anche dagli agenti della polizia, chiamati una volta per un litigio violento della coppia, un'altra perché la piccola piangeva senza sosta. Con loro, però, in quella giornata del 5 giugno scorso, a rispondere alle domande degli agenti non c'era già più la mamma della bimba. Forse già abbandonata nel sacco di plastica sotto il sole di Villa Pamphilj.