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Un errore in sala operatoria le rovina la vita: Asl condannata a risarcire paziente con 35mila euro

La Asl di Latina dovrà pagare 35mila euro per un errore chirurgico su una paziente. Il giudice ha riconosciuto il “nesso di causalità” tra l’intervento e le complicazioni che ha avuto. Un processo durato sei anni che ieri ha visto parzialmente accolte le richieste dall’avvocato della famiglia.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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Il Tribunale ha condannato a pagare la Asl 35mila euro per un errore chirurgico su una paziente. La sentenza di ieri, lunedì 8 settembre, è arrivata a distanza di undici mesi all'operazione fatta all'ospedale Santa Maria Goretti. Il giudice Negro ha riconosciuto "un nesso di causalità materiale" tra l'intervento e le complicazioni. Il Tribunale dopo sei anni dall'inizio della causa civile ha dunque accolto parzialmente le richieste dell'avvocato Renato Mattarelli, che assiste la famiglia della paziente.

I fatti risalgono al 2014, la paziente è una donna allora trentacinquenne, che si è sottoposta a un intervento programmato per frantumare in via endoscopica i calcoli nell'uretere, ossia il condotto che trasporta l'urina dai reni alla vescica urinaria. Un intervento di routine, che si è però trasformato in un incubo. Le sue condizioni di salute sono peggiorate a causa dell'infiltrazione dei residui dei calcoli nella parete interna del canale dell'uretere.

La paziente è stata dimessa con dolori atroci, che sono durati per giorni. La donna ha avuto bisogno di tre interventi chirurgici di riparazione. Dopo oltre due anni è stata costretta a sottoporsi a un reimpianto vescio-ureterale sinistro in una struttura specializzata di Grottaferrata. Nel frattempo la vita della donna è cambiata, stravolta dalle ripercussioni che l'intervento chirurgico ha avuto sul proprio corpo, provocandole un grande dolore fisico ed emotivo.

Il Tribunale nel condannare l'attività medico-chirurgica dell'ospedale di Latina ha censurato l'indifferenza dell'Asl di Latina, che non ha partecipato all'incontro obbligatorio per legge, rendendo così necessario il lungo processo di sei anni.

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