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Ucciso a coltellate dal figlio di 18 anni: “Marco si rifiutava di dargli i soldi per la droga”

Marco Svezia, 53 anni, è stato ucciso a coltellate dal figlio Daniele di 18 anni nell’abitazione di San Lorenzo dove da 30 anni lavora come portiere. Il giovane, con problemi di tossicodipendenza, ha poi rivolto l’arma contro di sé tentando di togliersi la vita. Il ragazzo da quanto si apprende aveva problemi di tossicodipendenza e aveva lasciato una comunità di recupero. Le liti con il padre per le continue richieste di denaro erano all’ordine del giorno.
A cura di Redazione Roma
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Marco Svezia, 53 anni, ha tentato di chiedere aiuto mentre il figlio di 18 anni lo accoltellava dentro la loro abitazione. Portiere in un condominio di via Liburni a San Lorenzo dove abitava e lavorava da trent'anni, l'uomo da mesi combatteva contro il ragazzo che, con problemi di tossicodipendenza, aveva scelto di lasciare la comunità dove stava tentando di disintossicarsi. Da quanto era tornato era ricominciati i litigi, anche violenti, perché il ragazzo aveva ricominciato con gli stupefacenti e aveva sempre bisogno di soldi. Per tutto il pomeriggio la processione di amici e familiari, è uno strazio di dolore, rabbia, sconcerto per quanto accaduto. C'è il fratello maggiore di Daniele che urla e piange, sorretto da alcuni amici.

I passanti hanno avvertito le forze dell'ordine capendo che una tragedia si stava consumando dietro le grate dell'abitazione pianterreno, ma quando gli agenti hanno fatto irruzione sfondando la porta ormai per l'uomo non c'era più niente da fare: riverso in terra in una pazzo di sangue era ormai morto. Gli agenti però hanno trovato il ragazzo ancora con l'arma in mano in bagno, gravemente ferito aveva rivolto il coltello contro di sé tentando di togliersi la vita. Daniele, questo il nome del giovane, è stato soccorso dal personale del 118 e trasportato in ospedale. In arresto per omicidio rimane piantonato in ospedale, le sue condizioni sono gravi e la prognosi rimane riservata. Il 18enne è stato operato d'urgenza per le tre ferite, molto profonde, che secondo quanto ricostruito finora si sarebbe inferto da solo prima di perdere i sensi.

In queste ore chi conosce la famiglia racconta di una situazione complessa e dolorosa. I familiari avevano denunciato il giovane più volte. Liti furibonde, richieste di denaro e il giovane che alla fine usciva sempre di casa per tornare dai suoi amici a bere e consumare stupefacenti. Cosa sia accaduto di preciso, la causa scatenante dell'ultimo litigio sfociato in un omicidio e nel tentato suicidio del ragazzo non è noto, forse un'ultima ennesima richiesta di denaro o il tentativo del genitore di convincere Daniele a tornare in comunità.

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