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Ucciso a coltellate a Valle Aurelia, l’assassino confessa in un video: “Ora proteggete mio figlio”

“Devo andare là dentro. Devo andare dai carabinieri a testimoniare. Prima non volevo andare alla polizia perché non avevo un avvocato. Proteggete mio figlio, per favore non lasciate solo mio figlio”, ha detto Renato Sarabia Peralta in una video confessione.
A cura di Enrico Tata
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Un video inviato alla comunità filippina prima di confessare l'omicidio di Michael Lee Pon. Renato Sarabia Peralta, 43 anni, è stato fermato dopo che si è presentato lui stesso e spontaneamente alla caserma dei carabinieri di Tor Vergata. Ha detto di essere lui l'uomo che domenica ha ucciso un suo connazionale in via Anastasio II, proprio davanti all'entrata della Metro A Valle Aurelia.  "Devo andare là dentro. Devo andare dai carabinieri a testimoniare. Prima non volevo andare alla polizia perché non avevo un avvocato. Proteggete mio figlio, per favore non lasciate solo mio figlio", ha detto Sarabia Peralta nel video che ha cominciato a circolare sui social.

Figlio e padre sono indagati per concorso in omicidio

Il riferimento al figlio non è causale, perché anche il 16enne è indagato per l'omicidio di Michael Lee Pon. Concorso in omicidio aggravato dai futili motivi è l'accusa nei confronti dei due filippini. Il movente dell'omicidio ancora non è chiaro, ma sembra che tutto possa essere ricondotto ad una lite scoppiata per motivi non gravi. Ad eseguire il fermo dei sono stati gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile, avvertiti dai carabinieri dopo che Sarabia Peralta si è presentato in caserma.

L'aggressione a Valle Aurelia: la ricostruzione dei fatti

Questa la ricostruzione dei fatti secondo le forze dell'ordine: il filippino viene aggredito davanti all'ingresso della stazione da un gruppetto di persone, tra cui ci sono anche alcuni minorenni. Dopo pochi minuti, l'uomo viene aggredito ancora una volta e per motivi ancora da chiarire. Peralta e il figlio lo colpiscono con una coltellata all'addome e una al cuore. Inutili i tentativi di soccorso. La vittima lavorava come badante presso una famiglia romana.

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