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Turiste belghe uccise da un pirata della strada, il fratello: “Wibe era incinta di 16 settimane”

Una delle due turiste belghe travolte e uccise da un’auto pirata, Wibe, aspettava un bambino. A rivelarlo è il fratello: “Era di 16 settimane”.
A cura di Beatrice Tominic
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Travolte e uccise da una Smart e sbalzate fino alla corsia opposta. Questo è quanto accaduto alle due turiste belghe, Jessy Dewildeman e Wibe Bijls, di 24 e 26 anni morte lo scorso sabato notte lungo l'A24 a Tor Cervara a bordo dell'automobile che avevano affittato per la loro vacanza in Italia. Notato un incidente avevano deciso di prestare soccorso, si sono fermate e sono scese dall'automobile: in quel momento è arrivata la Smart che ha messo fine alle loro vite.

Le due erano grandi amiche. Jessy Dewildeman lavorava come cameriera, Wibe Bijls era una chef in un ristorante a Menen, orfana di entrambi i genitori. Sua madre è morta 7 anni fa per un tumore, mentre il padre ha perso la vita in un incidente lo scorso anno. Ora sarebbe toccato a lei diventare genitore: aspettava una bambino. "Era alla sedicesima settimana – ha raccontato il fratello a la Repubblica – Era disposta ad aiutare anche chi non conosceva: dice molto sul carattere di Wibe. Oggi sarebbe dovuta rientrare". Mentre una delle tre sorelle, sui social, ha aggiunto: "Quando pensi che il peggio sia già arrivato, ti succede questo".

Il viaggio in Italia

Le due erano arrivate in Italia per una fuga di pochi giorni: il viaggio era stato regalato a Jessy da un cliente dell'azienda per cui lavorava. Jessy era già stata in Italia: poco più di tre anni fa aveva visitato Venezia. Questa volta avrebbe visitato la capitale del Bel Paese, insieme ad una delle sue più grandi amiche. Le due erano arrivate quattro giorni fa a Roma, avevano deciso di scoprire tutta la regione, raggiungendo in auto anche le campagne del frusinate (nelle storie su Instagram, ad esempio, si sono geolocalizzate a Ferentino) e poi tornando nell'Urbe dove, proprio il giorno della loro morte, hanno visitato i Musei Vaticani. Jessy era appassionata di viaggi: nei suoi profili social amava condividere i momenti salienti delle sue avventure, come quelle in Egitto, a Ibiza, a Maiorca, Berlino, Marocco e Turchia.

Caccia all'uomo

L'incidente è avvenuto alle 22.10 di sabato scorso, mentre le ragazze stavano percorrendo all'altezza di Tor Cervara, il tratto urbano dell'A24 a bordo dell'automobile che avevano affittato per la loro vacanza in Italia. Le due turiste, percorrendo l'autostrada, avevano notato due mezzi fermi, a causa di un incidente. A loro volta hanno deciso di fermarsi per soccorrere le persone coinvolte e chiamare aiuto. Scesi dalla loro automobile, però, è arrivata la Smart. Per loro non c'è stato niente da fare.

In breve tempo l'automobilista, un uomo di 45 anni e pregiudicato, è stato rintracciato dalla polizia stradale e fermato: è denunciato per plurimo stradale e omissione di soccorso. Sembra, però, che gli inquirenti stiano cercando un complice: l'ipotesi che l'uomo sia fuggito a piedi nelle campagne della zona lasciando l'automobile sul luogo del sinistro è improbabile.

Le indagini sono ancora in corso: è necessario chiarire in che modo il 45enne abbia raggiunto casa sua, distante diversi chilometri del luogo dell'incidente. La polizia scientifica, intanto, è riuscita ad acquisire impronte e tracce di dna dall'interno della Smart pirata. Al vaglio anche le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza dell'autostrada.

Il primo incidente

Il primo scontro, che potrebbe essere avvenuto di fronte agli occhi delle due ragazze belghe, ha coinvolto due automobili: una Panda e una Fiesta. Le persone che si trovavano a bordo della prima automobile sono due uomini, trasferiti d'urgenza in codice rosso, mentre a bordo della Fiesta soltanto una donna, trasportata al codice giallo al San Giovanni che sembra in condizioni non critiche. Accanto alla panda è stato rinvenuto il corpo di Jessy, mentre quello di Wibe è stato sbalzato fino alla corsia opposta. Il personale sanitario del 118 è arrivato in breve tempo, ma ogni tentativo di rianimarle si è rivelato vano.

Sulla vicenda si è, infine, espresso anche l'avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl Onlus, associazione che si occupa delle vittime della strada: "Speriamo di trovare un giudice che applichi il massimo della pena previsto".

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