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Truffa per la fornitura di mascherine a P. Civile Lazio, indagati: “Lo sappiamo che fanno schifo”

La guardia di finanza di Taranto, su disposizione delle procura locale, hanno effettuato sei arresti, quattro nel Lazio e due nel Tarantino. Gli indagati si trovano ora ai domiciliari. Sono tutti amministratori di un’azienda della provincia di Taranto. Rischiano il carcere per le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio e autoriciclaggio per un contratto di fornitura di camici e mascherine con la Protezione Civile del Lazio.
A cura di Enrico Tata
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Producevano integratori alimentari, ma con l'emergenza Covid hanno pensato di poter fare grandi profitti offrendosi come fornitori di mascherine e camici. Hanno stretto contratti milionari, ma ora rischiano il carcere per le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. L'azienda in questione è una società in provincia di Taranto. La guardia di finanza di Taranto, su disposizione delle procura locale, hanno effettuato sei arresti, quattro nel Lazio e due nel Tarantino, sequestrando anche 4 milioni di euro di proventi illeciti. Gli indagati si trovano ora ai domiciliari.

Il contratto-truffa con la Protezione civile del Lazio

In pratica la piccola azienda avrebbe stretto un accordo con la Protezione civile del Lazio per la somma di 4,8 milioni di euro per la fornitura di 3 milioni di mascherine FFP2, 3 milioni di mascherine chirurgiche a tre strati, un milione di camici idrorepellenti e un milione di tute isolanti in TNT. Sarebbero state prodotte certificazioni false, i dispositivi sarebbero stati consegnati in ritardo e solo in minima parte. . "Il capitale della società era di 10mila euro e l'ultimo valore di affari registrato di 300mila euro. E' evidente che una società del genere non avrebbe mai potuto garantire una fornitura di 25 milioni di dpi e mascherine di varia tipologia. Ma si era tuttavia messa in gara perché attratta molto dall'anticipo, dall'acconto", hanno spiegato il colonnello della guardia di finanza Massimo Dell'Anna, comandante, e il tenente colonnello Marco Antonucci. Le mascherine promesse sono arrivate quattro mesi dopo l'accordo e non entro i 5 giorni pattuiti, di camici ne sono stati consegnati solo 148mila e con tanto di documentazione falsa.

Dell'Anna ha raccontato anche che "sono stati forniti video falsificati per dimostrare alla Protezione Civile laziale che c'erano rapporti con imprese extra Ue e che il materiale era tutto stoccato in attesa di trasferimento presso la Protezione Civile. Falsi erano anche i certificati esibiti". In un video della Guardia di Finanza si sentono due indagati conversare proprio su questi video ‘giustificativi' e sulla qualità delle mascherine: "Ma lo sappiamo che fa schifo". "Eh esatto, un prodotto di m….".

Le indagini dei finanzieri

Il gip che ha disposto gli arresti ricorda che la difficoltà iniziale nel reperire mascherine durante la prima ondata della pandemia, ha indotto il governo a emanare una normativa che permetteva di derogare in materia di contratti di pubbliche forniture, "privilegiando l'affidamento diretto delle commesse, con possibilità di pagare in anticipo la merce e finanche in assenza di qualsivoglia garanzia da parte del fornitore". La Protezione civile del Lazio ha sottoscritto il 27 e 30 marzo 2020, nel pieno cioè dell'emergenza coronavirus, due contratti con questa società tarantina, ma dagli accertamenti dei finanzieri è emerso che "quando la Internazionale Biolife aveva proposto all'Agenzia la fornitura di mascherine e camici, non aveva ancora la disponibilità delle a merce e non aveva neanche contezza della tempistica necessaria per soddisfare le esigenze del predetto ente".

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