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Torturò con la fiamma ossidrica un uomo per 100 chili di coca: Leandro Bennato condannato a 19 anni

Gualtiero Giombini fu torturato per sette giorni in una baracca alla periferia di Roma da Leandro Bennato per il furto di oltre 107 chili di cocaina.
A cura di Natascia Grbic
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Leandro Bennato, braccio destro del boss della droga Giuseppe Molisso, è stato condannato in appello a 19 anni e quattro mesi di reclusione con l'accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione ai fini di spaccio di 107 chili di cocaina. La vicenda è quella del sequestro di Gualtiero Giombini, l'uomo seviziato per giorni da Bennato e dai suoi complici in una baracca e morto pochi giorni dopo molto probabilmente come conseguenza delle torture. In primo grado Bennato era stato condannato a vent'annimentre Elias Mancinelli, considerato suo complice, a 18 anni e otto mesi.

Il sequestro di Gualtiero Giombini

Tre gli episodi criminali contestati a Bennato e Mancinelli, tutti avvenuti – come emerso dalle indagini svolte dai Carabinieri – tra novembre e dicembre del 2022. Secondo la ricostruzione dei militari i due erano i proprietari di un carico da oltre cento chili di cocaina che gli era stata rubata da Cristian Isopo, Autilia Romano e Autilia Bevilacqua. La droga era invece custodita proprio da Giombini, che fu sequestrato da Bennato e tenuto in una baracca per una settimana, torturato e seviziato in modo indicibile con una fiamma ossidrica e con del catrame bollente che gli veniva versato sulla stomaco. Solo quando Giombini fece il nome di Isopo venne liberato. Lasciato davanti il suo appartamento in condizioni disperate, fu portato in ospedale da un vicino di casa, ma morì poche settimane dopo. In ogni caso, Bennato non è stato accusato della morte del 71enne, il cui cadavere fu anche riesumato per verificare le circostanze del decesso. Le cui tempistiche, infatti, sono sempre risultate sospette.

La morte di Diabolik

Il nome di Leandro Bennato compare anche nelle carte dell'inchiesta sulla morte di Fabrizio Piscitelli, ucciso al parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019. Il sicario accusato di aver ucciso Diabolik è stato condannato all'ergastolo, ma i mandanti dell'omicidio non sono mai stati scoperti. Vari indizi puntavano verso Bennato, Molisso e il potente clan Senese, da tempo in rotta con Piscitelli, che voleva fare il capo in una città che capi non ne ha mai voluti. Indizi appunto, non elementi schiaccianti, che alla fine hanno tenuto fuori dall'inchiesta il boss di Casalotti, in carcere dal 2023.

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