La carica degli aspiranti medici ai test d’ingresso: “La pandemia? Un motivo in più per diventarlo”

Giornata di test d'ingresso oggi all'Università la Sapienza di Roma: a tentare di entrare nella prestigiosa e ambita facoltà di Medicina, migliaia di studenti, tutti speranzosi di poter passare l'esame e iniziare il percorso professionale per diventare medico. "Speriamo bene, magari col fatto che hanno aumentato i posti c'è più occasione di entrare", confida un ragazzo davanti l'ingresso di piazzale Aldo Moro. Rispetto agli anni passati, i posti in più sono 3mila: motivo per cui in tanti stanno sperando di poter entrare al primo tentativo. Altrimenti, "ho intenzione di provare ancora l'anno prossimo", dicono in molti. A piazzale Aldo Moro, intanto, un gruppo di studenti protestava contro il numero chiuso. Una pratica che gli studenti definiscono di ‘privatizzazione dell'università pubblica', che invece – in quanto tale – dovrebbe essere libera e accessibile a tutti. "Siamo qui per contestare le barriere di accesso all'università – spiega una studentessa – Soprattutto dopo mesi in cui abbiamo visto il sistema sanitario collassare durante l'emergenza coronavirus. Chiediamo l'abolizione del numero chiuso e l'aumento delle borse di specializzazione per permettere ai futuri medici di divenire tali".
"Quest'anno abbiamo avuto 3mila posti in più, quindi il numero di medici da formare deve essere proporzionato al numero degli specialisti di cui abbiamo bisogno – spiega a Fanpage.it il rettore dell'Università la Sapienza, Eugenio Gaudio – Quest'anno il governo ha messo in campo più posti. Speriamo che anche negli anni venturi questo permanga, in modo da dotare il paese di quella classe medica di cui ha bisogno". Nella scelta dei ragazzi, 519 in più rispetto all'anno scorso, non sembra aver influito la pandemia da coronavirus. La maggior parte era decisa da tempo sulla scelta professionale da intraprendere. Ad altri, l'emergenza globale ha dato una spinta in più per consolidare la decisione maturata negli anni passati. "Non è il primo rischio che ti fa abbandonare la tua passione, non è la pandemia – dice un ragazzo – Anzi, deve essere uno spunto per alimentarla".