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Esami di Maturità 2025

Studente al ministro Valditara: “Rifiuto il voto alla maturità, sistema scolastico è cieco e alienante”

Maturando rifiuta il voto alla maturità e scrive al ministro Valditara per protesta: “Me lo riduca a 60 centesimi”. A Fanpage.it spiega: “Spero che arrivi una risposta, chi si diploma non è il voto che ottiene”.
A cura di Beatrice Tominic
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Se anche tu sei uno o una studente delle scuole superiori e hai intenzione di manifestare il tuo dissenso facendo scena muta all'esame di Stato o chiedendo la riduzione del voto di maturità e vuoi raccontare la tua storia a Fanpage.it, contattaci.

Una lettera per chiedere di abbassare il voto ottenuto all'Esame di Stato. È quanto scritto da Pietro Marconcini, studente al Liceo Scientifico Plinio Seniore di Roma, al ministro Giuseppe Valditara dopo aver conseguito il suo esame di Maturità. Promosso con 83 centesimi, nella lettera indirizzata al ministero dell'Istruzione chiede che il suo voto venga ridotto a 60 centesimi. Dopo che molti maturandi e maturande nei giorni scorsi hanno boicottato la prova orale dell'esame, restando in silenzio, Pietro ha conseguito il suo esame orale.

"Dopo aver svolto la discussione, ho riflettuto molto. E mi sono pentito di non aver fatto scena muta anche io, sarebbe stata la cosa più giusta da fare – ha spiegato a Fanpage.it Marconcini – Io non sono e non sarò mai solo il voto che mi hanno dato all'esame. Mi sembra assurdo pensare che una cifra possa descrivere il mio impegno, le mie capacità e le mie conoscenze e possa rappresentare il mio biglietto da visita nel mondo del lavoro".

La scelta di Pietro: "Ci sono caduto anche io"

Nel frattempo ha spiegato che sono in molti e molte ad avergli manifestato solidarietà. "Non so se altri invieranno altre lettere, ciò che è certo è che i sentimenti che ho provato io sono comuni a molti". A dicembre ho affrontato un periodo di difficoltà, mi sono chiuso in casa a studiare. Volevo solo passare l'anno e diplomarmi. Poi però sono caduto con tutte le scarpe in questa competizione del voto. Ho sbagliato a non fare scena muta all'esame. Del voto non mi interessa, per questo ho inviato la lettera a Valditara, chiedendogli di abbassarlo".

La lettera a Valditara: "Mi abbassi il voto, non mi riconosco in questa scuola"

"Ho deciso di scriverLe questa lettera a seguito di una lunga e profonda riflessione, iniziata dopo aver letto le notizie di quelle studentesse e di quegli studenti che, durante la prova orale del loro esame, hanno deciso di rimanere in silenzio in segno di protesta verso l’attuale sistema scolastico in Italia – ha esordito – Non le nascondo il profondo dispiacere che ho provato nello scoprire, invece, da parte Sua, una risposta che va nella direzione opposta, annunciando una riforma checostringerebbe a ripetere l’anno chi sceglierà di rimanere in silenzio durante il colloquio orale".

Poi la richiesta. "Per questo le chiedo di abbassarmi il voto a 60 centesimi. Le chiedo questo perché non riesco a riconoscermi in questo sistema scolastico, basato sulla competizione e che mi ha impartito questa valutazione, perché nessun altro debba subire ciò che ho vissuto io, e quelli prima di me".

La lettera di Pietro e la protesta contro il sistema scolastico

"Dal mio punto di vista, la scuola pubblica dovrebbe rappresentare a pieno i valori della nostra Costituzione e, in tal senso, penso che il dialogo e il confronto ne siano alla base – ha continuato Marconcini – Ad oggi, infatti, la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell’istruzione che per l’aspetto dell’educazione come futuri cittadini e cittadine di questo paese ma, invece, ci sembra che l’unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima, spesso e volentieri, di competizione tossica: una scuola che non si interroga sulla reale formazione delle persone, ma si ferma solo all’attribuzione di un voto", ha sottolineato.

"Non vogliamo più rimanere in silenzio: quelle studentesse e quegli studenti hanno avuto il coraggio di rendere pubblico un problema profondo che dura da anni e, per il quale, serve iniziare un periodo di riforme. Ogni anno, e durante l’ultimo ancora di più, il piacere della conoscenza viene prevaricato dalla costante presenza del voto, l’ascia di un boia sempre presente sopra le nostre teste e che, per evitarlo, causa in ognuno di noi stress e disagio, che impatta fortemente sulla nostra salute e sul nostro benessere fisico e psicologico", ha precisato.

La lettera a Valditara: "La scuola non è questo"

"La scuola non può e non deve essere questo: la scuola non deve far star male, non deve creare rabbia, stress, frustrazione, disagio in noi ma, soprattutto, la scuola non può portare alla morte. Questi ultimi mesi di sforzo, così li hanno definiti molti dei miei professori, nascondono in realtà una radice malsana: in poche ore ci si ritrova sottoposti alla valutazione di un percorso durato anni e che, spesso, viene fortemente svalutato a causa di un sistema che non funziona. Mesi di studio con amici e amiche che, il più delle volte, si è trasformato in momento di sostegno psicologico collettivo e, tutto ciò, per un clima snervante proprio della scuola italiana. Un esame che, non si sa bene in che modo, pretende di valutare la maturità di una persona, un esame che con un semplice numero su un foglio di carta svilisce e crea stati di forte disagio. La verità è che l’obiettivo di tutto ciò è incasellarci in un numero e ridurre la nostra personalità ad una cifra, senza tenere conto dell’impatto che questa procedura burocratica può avere su di noi. Mi rattrista pensare che questo sia l'unico modello di scuola possibile, credo e spero che presto arrivi un cambiamento che metta al centro l'ascolto della comunità studentesca".

La reazione della Rete degli Studenti Medi

"Nella lettera di Pietro emergono perfettamente i motivi dei boicottaggi, che però il ministro sembra non voler neanche provare a prendere in considerazione – ha commenta Bianca Piergentili, coordinatrice della Rete Studenti Lazio – Questo governo sceglie anche stavolta la linea della repressione del dissenso, questa non è la scuola che vogliamo. Non ci fermiamo qua".

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