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Stipendi dimezzati ai medici del 118 assunti durante emergenza Covid: “Ieri eroi oggi umiliati”

Se medici e infermieri del 118 lasciano il lavoro potremmo trovarci davanti un inverno in emergenza negli ospedali. Sono in mobilitazione perché si sono visti decurtare gli stipendi da 40 a 20 euro lordi l’ora.
A cura di Redazione Roma
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Medici e infermieri del 118 di Roma e Lazio sono in mobilitazione e in molti di loro stanno pensando di abbandonare il ruolo, perché hanno visto lo stipendio ridursi da 40 a 20 euro lordi l'ora, ma la quantità di lavoro restare sempre la stessa, anzi in alcuni casi aumentare, a causa della carenza di personale e i turni da coprire. Ad annunciare la decurtazione era stata Ares con un avviso lo scorso 30 settembre. La paga era infatti raddoppiata durante il periodo dell'emergenza sanitaria ed ora è tornata come prima. Carlo, un medico che lavora a bordo delle ambulanze racconta a Fanpage.it com'è la situazione lavorativa e la condizione di malessere che questa comporta, che in tanti tra i colleghi stanno vivendo. Alcuni lavoratori per porre attenzione sulla questione hanno minacciato di fermare le ambulanze.

"Ho iniziato a lavorare nel reparto del 118 da un paio d'anni, quando è cominciata l'emergenza Covid-19 – racconta la sua esperienza Carlo, medico del 118 – Già i ritmi di lavoro e la sicurezza sono due aspetti importanti da considerare e che hanno ricadute anche sulla propria salute e vita privata, se poi parliamo di una decurtazione dello stipendio ti fai due calcoli e pensare se è il caso di continuare a fare questa vita – spiega – In questo momento sto seriamente valutando di andarmene, perché una cosa del genere è seriamente irrispettosa del lavoro che svolgiamo e soprattutto parte dal presupposto che l'emergenza Covid sia rientrata, cosa che non mi pare stia accadendo".

"Assunzioni promesse in pandemia procedono a rilento"

Sulla situazione che riguarda medici e infermieri del 118 è intervenuto Alessandro Saulini del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind: "Ares 118 per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario, infermieristico, medico ed operatori del soccorso si è vista negli anni costretta a rivolgersi a società private e convenzionate per l'emergenza Covid, che di fatto sono andate a garantire e a sopperire quelle che erano delle carenze croniche di organico, una situazione che andava avanti da tempo e che mettono in crisi da anni il sistema di emergenza territoriale.

Per quanto riguarda le assunzioni, che erano state promesse durante il reclutamento in piena pandemia: "Ad oggi procedono a rilento, basta pensare al concorso dedicato agli infermieri del 118 che oggi è fermo ad una delibera su carta e del quale non abbiamo più avuto notizie che si farà". Il rischio, continua Saulini: "È di ritrovarci improvvisamente senza personale medico".

"Grave precarietà e abbandono istituzionale"

Mario Balzanelli, presidente Sis118: "I medici si trovano costretti ad andarsene, perché lavorano da troppo tempo immersi in condizioni di grave precarietà e di abbandono istituzionale". Un'altra questione sollevata da medici e sindacati oltre alla precarietà del lavoro è quella dell'assenza di personale, che, spiegano, potrebbe seriamente mettere a rischio il sistema del 118, mandandolo in tilt nel caso in cui quest'inverno si dovesse registrare una nuova ondata di Covid che coinvolgesse i ricoveri ospedalieri e le terapie intensive, oppure nel caso di una nuova emergenza sanitaria.

Intervista di Lorenzo Sassi, articolo di Alessia Rabbai

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