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Spara e uccide per sbaglio il complice durante rapina: condannato all’ergastolo Enrico Antonelli

Enrico Antonelli, 58 anni, è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso per errore il complice Ennio Proietti, 69 anni, già condannato in passato a 30 anni di carcere. Era membro di una nota banda criminale romana della seconda metà degli anni ’70, quella di Laudavino De Sanctis, detto Lallo lo zoppo, che si macchiò di omicidi e sequestri di persona. Tra questi, la banda è stata accusata del sequestro e dell’uccisione dell’imprenditore nel mondo del caffè Giovanni Palombini.
A cura di Enrico Tata
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Enrico Antonelli, 58 anni, è stato condannato all'ergastolo per aver ucciso una persona durante una rapina a un bar tabacchi a Cinecittà, Roma. Il titolare del locale stava cercando di reagire e il malvivente ha fatto fuoco. Per errore ha ucciso il complice Ennio Proietti, 69 anni, già condannato in passato a 30 anni di carcere. Era membro di una nota banda criminale romana della seconda metà degli anni '70, quella di Laudavino De Sanctis, detto Lallo lo zoppo, che si macchiò di omicidi e sequestri di persona. Tra questi, la banda è stata accusata del sequestro e dell'uccisione dell'imprenditore nel mondo del caffè Giovanni Palombini.

Proietti morto per errore per mano del complice

Proietti è morto per mano del complice, Enrico Antonelli. Voleva colpire e probabilmente uccidere il titolare del bar tabacchi di via Ciamarra e invece ha preso in pieno l'altro rapinatore. Il barista, un cittadino cinese, è stato colpito con un secondo colpo di pistola alla gamba e a un fianco. L'uomo è stato soccorso e accompagnato in ambulanza al pronto soccorso del policlinico Umberto I di Roma. Per Antonelli i giudici della corte d'assise hanno riconosciuto l'omicidio volontario. Con le parole del pm, riportate dal Messaggero, "si tratta di un caso particolare di omicidio, con un errore nell’esecuzione del reato. Il rapinatore, in realtà, voleva uccidere il negoziante e non il suo complice. La volontà di uccidere era comunque piena". Per questo gli inquirenti avevano chiesto la pena dell'ergastolo. Una tesi che, evidentemente, è stata accolta dalla corte. "Non avevo intenzione di uccidere né il negoziante cinese né il mio amico. Purtroppo non poteva andare peggio. Vivo con un enorme senso di colpa. Il colpo è partito, non volevo uccidere nessuno", la giustificazione in aula di Antonelli. Secondo il suo legale, l'avvocato Vittorio Mennella, "i colpi sono partiti durante una colluttazione. Il primo colpo, quello mortale, è partito accidentalmente mentre tentavano di disarmarlo. Leggerò le motivazioni della sentenza e sicuramente presenteremo appello. Non c’era la minima volontà di uccidere".

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