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Covid 19

Roma, per la prima volta mamma positiva a Covid-19 è potuta restare in stanza con figlia neonata

Per la prima volta in un ospedale romano una mamma positiva a Covid-19 è potuta rimanere nella stessa stanza di ospedale insieme alla figlia appena nata. In precedenza mamma e figlio venivano separati in attesa della negativizzazione della madre certificata con un tampone molecolare per la ricerca del nuovo coronavirus.
A cura di Enrico Tata
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Alle 12,46 di venerdì 20 novembre Elisa è nata nella sala parto del Policlinico Gemelli di Roma. Appena venuta alla luce la piccola è stata portata in stanza dalla mamma Chiara. È il cosiddetto ‘rooming-in', ‘stare insieme in una stanza', con mamma e figlia che possono cominciare a conoscersi subito, a cominciare da pochi minuti dopo il parto. Nel caso di Elisa non è stata una cosa così scontata, perché la neo mamma era positiva al Coronavirus. Infatti aveva contratto il virus pochi giorni prima di partorire. Si tratta della prima volta in un ospedale romano in cui una mamma positiva può stare in stanza con sua figlia subito dopo il parto. In precedenza si separavano madre e figlio in attesa della negativizzazione della mamma certificata dal tampone molecolare. Chiara e la piccola Elisa sono invece state insieme nella stessa stanza in ospedale e ora sono tornate a casa. La neonata sarà visitata in ambulatorio nei prossimi giorni.

Mamma positiva a Covid-19 e figlia insieme nella stessa stanza

Spiega il professor Giovanni Vento, direttore UOC di Neonatologia del Policlinico Gemelli, che fino ad oggi il neonato veniva temporaneamente separato dalla mamma positiva. "Grazie invece allo straordinario lavoro di un gruppo multidisciplinare costituito da ostetrici, ostetriche e anestesisti, neonatologi e pediatri, infettivologi e Direzione Sanitaria abbiamo costruito un percorso dedicato, che consente alle mamme positive di stare da subito insieme ai loro neonati". Questo viene fatto garantendo sempre la massima sicurezza ai neonati, sistemati nell'incubatrice o in un lettino coperto, sempre collegati alla telemetria per il monitoraggio della saturazione arteriosa di ossigeno, della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria. "Questa esperienza del rooming-in Covid sana una situazione difficile per le gestanti, che passano molto tempo in solitudine; un disagio che viene accentuato dal distacco traumatico del figlio dal loro corpo e dal loro essere", ha dichiarato il professor Antonio Lanzone, Direttore UOC Ostetricia e Patologia Ostetrica del Gemelli.

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