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Roma, i treni dei pendolari: “Corse saltate e zero distanziamento, con Covid non è cambiato niente”

Abbiamo viaggiato sulle ferrovie Roma-Lido e Roma-Viterbo, assi del trasporto pubblico fondamentali per i pendolari che arrivano a Roma dall’hinterland. Tra corse saltate e insufficienti, treni guasti e vecchi, il servizio non garantisce il distanziamento sociale e i pendolari raccontano: “Con il Covid l’unica cosa che è cambiata è che c’è chi rinuncia al trasporto pubblico”.
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Un autobus azzurro Cotral con la scritta “Completo” parcheggia nel piazzale e scarica una ventina di ragazzi con lo zaino sullo spalle. Altri scendono dall’auto dei genitori che li hanno accompagnati alla fermata. Sono le 7 di mattina: studenti e lavoratori arrivano alla spicciolata alla stazione di Montebello, avamposto della linea ferroviaria Roma Viterbo alle porte della Capitale. “Cancelled trains: 7.16, 7.39” scorre in lettere rosse sul cartello luminoso nell’atrio della stazione. I mattinieri pendolari della linea oltrepassano i tornelli. Qui un operatore dell’Atac tiene il conto degli ingressi annotandoli su un foglio. “Mi domando dove vadano a finire quei numeri: è l’unica misura di sicurezza tangibile messa in campo dall’azienda” commenta sconsolato Fabio Rosati, presidente del Comitato pendolari Roma Nord, mentre ci accingiamo a scendere le scale che portano ai binari.

Superati i “controlli”, le persone si dispongono sulla banchina: gli assembramenti sono periodici e dipendono esclusivamente dal numero di treni e dal personale realmente a disposizione. Da quante corse non vengono sospese, insomma. “Durante le varie ondate, per fortuna, le persone hanno preso altri mezzi di trasporto, si sono arrangiate con lo smart working o hanno trovato altre soluzioni. Ecco perché si è evitato il disastro, le persone hanno semplicemente smesso di usare il trasporto pubblico”, spiega Rosati. “In questa zona c’è il fuggi-fuggi, chi può vende la proprietà”, dice invece Tiziana Todi, che tredici anni fa ha comprato una casa in zona Montebello, credendo ai progetti di potenziamento della linea. “Per non parlare della parte extra-urbana che da qua raggiunge Viterbo: i sindaci della zona dovrebbero fare qualcosa, è un disservizio che toglie valore all’intera area” spiega.

Treni guasti, disinfettanti e misure di sicurezza inesistenti, stazioni degradate sono la quotidianità anche sulla Roma Lido. Anche qua dal 1 gennaio Cotral e Astra affiancano Atac fino al 1 luglio, quando la municipalizzata del Comune sarà estromessa del tutto dalla linea, proprio come sulla Roma Viterbo. Anche i passeggeri di questa tratta, stretti tra le mancanze del trasporto pubblico e il timore del contagio, hanno preso la decisione più ovvia: disertare i mezzi pubblici e ricorrere al trasporto privato. “Non c’è stato alcun incremento di corse né intervento migliorativo da parte di Atac o della regione, anzi”, dice Franco Pirone, del comitato pendolari Roma Lido. “I pochi treni a disposizione sono di pessima qualità. Su poco più di una decina di mezzi a disposizione, ogni mattina ne girano soltanto 4 o 5 e le corse saltano”.

In effetti con Franco aspettiamo ad Acilia il treno che ci porta a Piramide per 15 minuti, più dei 10 previsti dal contratto di servizio con la regione. Accade spesso che le corse saltate vengano “recuperate” successivamente con treni a frequenza maggiore, in un orario di minore affluenza. Il treno su cui saliamo è uno dei vecchi mezzi acquistati per il Giubileo per circolare sulla metro A e rivelatisi difettosi dopo pochi mesi dalla messa in pista. Valutato fuori dai parametri per servire la Capitale fu dislocato sulla Roma Lido. I vagoni hanno dei problemi alla chiusura delle porte, motivo per cui parecchi dei portelloni sono bloccati con un forchettone di metallo, alla faccia delle regole antincendio. Dopo poche fermate il treno si blocca in una stazione, una porta non si richiude. Scende il macchinista, mentre sempre più persone continuano ad affluire sul mezzo bloccato. In qualche minuto riesce a sbloccare la porta e si riparte.

Dopo un anno di pandemia la Roma Lido e la Roma Viterbo sono al collasso. Cinquemila corse perse in un anno sulla prima linea, utenza dimezzata dal 2014 a oggi sulla seconda, secondo i dati diffusi dal rapporto Pendolaria 2021 di Legambiente. Una situazione denunciata da anni dai pendolari che speravano in un primo effetto positivo dell’ingresso della regione nella cogestione delle linee, dal 1 gennaio 2021. Invece, per adesso, di investimenti e nuovi mezzi neanche l’ombra. E i lavori iniziati, come quelli della stazione della Roma Lido di Tor di Quinto, dove avrebbe dovuto sorgere il nuovo stadio della Roma, versano in un completo stato di abbandono.

“Il vero impatto positivo per l’utenza si avrà a partire dal 2022, quando effettivamente verranno acquistati i nuovi treni”, dice David Cartacci della Filt Cgil. “La regione nei termini del proprio contratto di servizio ha deciso di riprendersi le ferrovie ex concesse ed è un’opportunità importante per fare finalmente ciò che manca da tanti anni”. Per adesso la gara da 29 milioni di euro indetta da Astral per l’acquisto di nuovi treni per le due linee è andata deserta. Adesso una nuova gara, da 54 milioni. “Ma ci sono anche altri interventi da fare sulla Roma Lido, a partire dalla costruzione del nuovo deposito a Ostia”, osserva Cartacci.

Finita la fase di cogestione saranno necessari investimenti in infrastrutture e nell’assunzione di personale specializzato. Gli orari delle corse sono basati sugli straordinari e quando qualcuno decide non farli semplicemente saltano. “C’è una carenza di macchinisti ma anche di operai che intervengano nella manutenzione di mezzi che sono obsoleti e si guastano spesso”, spiega Simona Gabrielli, capotreno sulla Roma Viterbo e rappresentante sindacale Filt Cgil. “Noi ci scusiamo spesso con i pendolari”, racconta, “sanno che la situazione non dipende da noi e che siamo vittime degli stessi disservizi”. Anche per Gabrielli la speranza è che la nuova gestione regionale Cotral Astra porti ai miglioramenti strutturali necessari da anni. “Per adesso siamo in un limbo, vediamo cosa succede a luglio 2021. Certo non saremmo pronti ad accogliere lo stesso numero di persone che trasportavamo prima della pandemia, nel rispetto delle norme”.

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