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Ragazza disabile stuprata da due uomini a Torre Angela: “Mi hanno stordita, non riuscivo a reagire”

Una donna di trentatré anni è stata violentata da un uomo e dal suo amico in un appartamento di Torre Angela a Roma: “Non ho denunciato per vergogna”.
A cura di Natascia Grbic
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Immagine di repertorio
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Si sono parlati sui social e dopo si sono incontrati: l'appuntamento però, si è rivelato un incubo per una donna di trentatré anni, violentata sia dal ragazzo con cui aveva parlato, sia da un amico di quest'ultimo. Il primo è finito a processo con l'accusa di stupro di gruppo aggravato dal fatto di ‘aver approfittato dello stato di debolezza psichica e fisica' della donna, con conclamati problemi psichiatrici e supportata da un amministratore di sostegno. Prima della violenza, inoltre, le avevano fatto fumare tre spinelli di marijuana.

I fatti, riportati da Il Messaggero, risalgono tra la primavera e l'estate del 2018 e sono avvenuti in un appartamento di Torre Angela. L'uomo è stato arrestato durante un'inchiesta per droga condotta dai carabinieri della locale stazione. Il 34enne, infatti, era finito nel mirino degli inquirenti per una piccola attività di spaccio che conduceva. Durante le indagini hanno visto che si era scambiato dei messaggi con la vittima: la donna era stata così convocata per chiarire in che rapporti fosse con l'uomo. Ma il quadro che ne è emerso è agghiacciante.

"Mi ha comunicato che voleva avere un rapporto sessuale con me. Siccome provavo attrazione fisica, cedevo alle sue richieste, recandomi a casa sua a Torre Angela. Prima di avere il rapporto sessuale, per sua iniziativa mi faceva fumare della marijuana, circa tre canne, che mi rendevano inebriata e non lucida: rischiavo anche la mia salute in quanto assumo numerosi farmaci neurolettici", il racconto della ragazza, riportato da Il Messaggero.

"M.M. telefonava a un amico suo dicendo di sbrigarsi a raggiungerlo per partecipare a questo rapporto sessuale. A questa cosa inizialmente non facevo caso, ma quando vedevo il connazionale che si spogliava e partecipava all’atto sessuale, alternativamente a M.M., la mia intenzione era quella di avvisarli di smetterla. Siccome non ce la facevo a reagire perché ero sotto effetto di sostanze stupefacenti, non essendo completamente in me, lasciavo che terminassero l’atto sessuale completo".

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