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Quanto hanno chiesto di riscatto gli hacker alla Regione Lazio

Nicola Zingaretti è stato chiaro: con i cyberpirati che hanno sferrato l’attacco hacker al sistema informatico della Regione Lazio non si tratta. Chi lo ha fatto in passato, infatti, ha comunque perso i dati (immessi sul dark web) oltre ai soldi, e non ha risolto nulla. Secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, sarebbero stati chiesti cinque milioni di euro di riscatto.
A cura di Natascia Grbic
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Cinque milioni. Sarebbe questa la cifra chiesta dai pirati che nella notte tra sabato e domenica hanno immesso un virus nel sistema informatico della Regione Lazio, bloccando tutti i servizi e creando danni che al momento non è stato ancora possibile quantificare. Lo riporta Il Corriere della Sera. Le richieste di pagamenti in attacchi di questo tipo variano infatti dai 100mila euro ai cinque milioni nel caso di soggetti istituzionale che molto hanno da perdere in questi casi. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti è stato chiaro: non si tratta e non si paga nulla. Anche perché, come è già successo in passato, pagare il riscatto con è garanzia che tutto torni a posto. Anzi. I dati sensibili vengono comunque immessi sul dark web, e il sistema continua a generare virus. Senza contare che cliccare su quel link con la richiesta di riscatto potrebbe generare problemi ben peggiori di quelli che si stanno vivendo ora.

"L'attacco al Lazio spaventa per come viene raccontato – ha dichiarato all'AdnKronos Giorgio Mulè, il sottosegretario alla Difesa con delega alla sicurezza cybernetica – A me non ha sorpreso perché quotidianamente riceviamo report di attacchi alle infrastrutture italiane: tra maggio e giugno ci sono stati più di 1000 campagne di phishing contro soggetti italiani. L'Italia da anni è attenzionata dai cybercriminali. Il problema è la capacità di formazione negli uffici". Mulè ha poi aggiunto che "l'attualità impone di fare già dei salti di qualità sul Ransomware sulla tecnica dei riscatti, una tecnica consolidata, che non scopriamo oggi con la Regione Lazio, ci sono casi già avvenuti in Italia con aziende che hanno pagato per sfuggire al ricatto dei cyberpirati. Gli attacchi non provengono da una singola persona, ma da un'aggregazione di gruppi che si mettono insieme per sferrare attacchi e dividono poi il provento del riscatto in bitcoin. Per questo un odg approvato alla Camera prevede una task force che si dedichi, alla maniera americana, ai riscatti per risalire a una delle fonti da cui è partito il maleware e neutralizzarlo".

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