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Operaio schiacciato da un ascensore alla Farnesina: in 5 a rischio processo per la morte di Fabio Palotti

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone accusate di omicidio colposo per la morte di Fabio Palotti, 39 anni, avvenuta il 27 aprile 2022 in un ascensore del ministero degli Esteri. Alla base dell’accusa una serie di negligenze nei controlli.
A cura di Francesco Esposito
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Fabio Palotti
Fabio Palotti

Dopo tre anni di indagini, si potrebbe arrivare a un processo per la morte di Fabio Palotti, ascensorista di 39 anni che il 27 aprile 2022 morì schiacciato mentre eseguiva lavori di manutenzione al ministero degli Esteri. La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio con l'accusa di omicidio colposo per cinque persone fra funzionari della Farnesina e responsabili delle ditte di cui Palotti era dipendente.

Chiesto il rinvio a giudizio per cinque persone

Carlo Anzellini, amministratore dell’azienda che aveva in subappalto la manutenzione degli impianti, Giuseppe Nobile, funzionario del ministero, Marianna Perilli, responsabile del servizio di prevenzione e protezione per i lavori al ministero degli Esteri, Emilio Innocenzi, rappresentante legale del consorzio di imprese che aveva vinto l’appalto, e Fabrizio Mainas, dell’azienda capofila. È per loro che la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Secondo le ricostruzioni dei magistrati, i cinque non si preoccuparono, pur avendone la responsabilità, di controllare se la vittima avesse le competenze necessarie a svolgere quell'incarico lavorativo, riporta il Corriere della Sera.

Fabio Palotti, schiacciato mentre lavorava a un ascensore

Il 27 aprile di tre anni fa Palotti stava lavorando ad un ascensore del ministero. Terminate le operazioni ha riattivato il macchinario tirando la leva di sblocco, ma, accortosi di aver lasciato il telefono sulla cabina, era tornato su per recuperarlo. In quel momento un dipendente della Farnesina ha chiamato l'ascensore, ignaro che ci fossero dei lavori in corso. Non era stato esposto nessun segnale d'avviso. Fabio Palotti è quindi rimasto schiacciato in una intercapedine fra la cabina e il vano corsa ed è morto sul colpo. Il corpo del lavoratore è rimasto lì per 13 ore, senza che nessuno si accorgesse di quello che era successo, fino a che un collega si è preoccupato vedendo la sua auto nel parcheggio.

Chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo

Una serie di disattenzioni, sviste procedurali e negligenze, secondo i pm, avrebbero portato alla tragica morte dell'operaio. Oltre alla mancata esposizione di un cartello di lavori in corso, non è mai stato redatto il documento di valutazione di rischio, obbligatorio per legge. Non era stato fatto neanche un piano di sicurezza specifico per l'operazione. Il certificato medico di abilitazione di Palotti era scaduto da due anni. Inoltre, quando i carabinieri della stazione hanno notificato a Carlo Anzellini, titolare della ditta per cui lavorava l'ascensorista, un'interdizione di sei mesi, l'uomo ha consegnato ai militari un certificato di abilitazione alla manutenzione degli impianti falso, in quanto mai rilasciato dalla Prefettura.

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