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Omicidio sul Tevere, chiesti 18 anni di reclusione per il killer senzatetto

il procuratore generale di Roma Mario Ardigò ha chiesto per il senzatetto Massimo Galioto una condanna a 18 anni di reclusione ai giudici della corte d’assise d’appello. L’accusa è di omicidio preterintenzionale nei confronti dello studente americano 19enne Beau Solomon, annegato nel Tevere dopo una spinta ricevuta, sostiene l’accusa, dallo stesso Galioto.
A cura di Enrico Tata
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Secondo il procuratore generale di Roma Mario Ardigò, Massimo Galioto non voleva uccidere lo studente americano Beau Solomon. Tuttavia lo ha spinto e lo ha fatto cadere nel Tevere e così il 19enne è morto. Per questo il magistrato ha chiesto per il senzatetto Galioto una condanna a 18 anni di reclusione ai giudici della corte d'assise d'appello. L'accusa è di omicidio preterintenzionale: in altre parole, come detto, non avrebbe voluto uccidere Solomon, ma con la sua spinta di fatto ne ha causato la morte. Il 21 giugno del 2019 Galioto era stato assolto per non aver commesso il fatto, che per l'accusa era l'omicidio volontario del giovane americano. Oggi i giudici potrebbero pronunciare già la nuova sentenza. Secondo l'accusa contro Galioto ci sarebbero "plurimi elementi convergenti, in assenza di riscontri di una dinamica alternativa". Inoltre, sempre secondo l'accusa, "il problema di questo processo non è stata la ricostruzione del fatto ma l'inutile complicazione determinata dal non voler credere che delle riprese video dell'impianto di sorveglianza della John Cabot University, dalla sponda opposta, non consentissero di raggiungere, esse sole, la prova diretta del fatto stesso".

Beau Solomon spinto in acqua da Massimo Galioto

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Beau Solomon quella notte era ubriaco. Ha litigato con Galioto sulla banchina del Tevere in corrispondenza di Ponte Garibaldi, dove era andato per cercare il suo portafoglio, rubato, a suo dire, da alcune persone. Il senzatetto ha spintonato Solomon, che è caduto nel Tevere ed è morto per annegamento, come ha stabilito il medico legale. Secondo il pm, sulle ragioni dell'alterco non vi sono elementi certi. Ma è certo che fu Galioto a smanacciare e a percuotere il ragazzo, già malfermo sulle gambe, che cadde in acqua.

Galioto commentò la sua assoluzione in primo grado rivolgendosi ai genitori della vittima: "A loro vorrei dire: spero che avrete giustizia, perché è giusto che sia così. Mi dispiace che finora non l'abbiate avuta, ma spero vivamente che l'avrete. E spero che davvero il vero colpevole sia preso dai rimorsi della coscienza e si faccia avanti".

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