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Nuovo focolaio di Covid nel carcere romano di Rebibbia: positive 40 detenute e 3 agenti

Stando a quanto riporta il segretario del sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP., Aldo Di Giacomo, sarebbero risultate positive al tampone molecolare oltre 40 detenute e anche 3 agenti. Il sindacato denuncia il fatto che, seppure ormai all’interno della struttura non manchino dispositivi di protezione individuale, il personale e i detenuti ancora non sono stati vaccinati.
A cura di Enrico Tata
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Nuovo focolaio di Covid nel carcere romano di Rebibbia e precisamente nella sezione femminile dell'istituto penitenziario. Stando a quanto riporta il segretario del sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP., Aldo Di Giacomo, sarebbero risultate positive al tampone molecolare oltre 40 detenute e anche 3 agenti. Il sindacato denuncia il fatto che, seppure ormai all'interno della struttura non manchino dispositivi di protezione individuale, il personale e i detenuti ancora non sono stati vaccinati. L'entità del focolaio, inoltre, "desta preoccupazione e non poche criticità". Secondo il vice segretario generale e responsabile del comparto del comparto di Polizia penitenziaria femminile del sindacato, Gina Rescigno, "o sforzo messo in atto dalla nuova gestione del carcere è massimo, lo si denota a cominciare dalla giusta e dovuta distribuzione dei necessari Dpi che avviene da diverso tempo, tuttavia anche nel Lazio ancora tarda il via alla somministrazione dei vaccini ed è inconcepibile che ciò avvenga proprio per chi sin dagli albori della pandemia ha lavorato e lavori a tutt'oggi in prima linea, continuando a prestare il proprio servizio sebbene rischi consapevolmente la vita e nel rischio potrebbe coinvolgere anche la sua stessa famiglia. Sono ormai imprescindibili interventi seri da parte delle autorità competenti".

Un altro focolaio di Covid a fine gennaio

Un altro focolaio è scoppiato a Rebibbia a fine gennaio. I detenuti positivi erano 110 su oltre 1400 persone che si trovavano in quel momento all'interno del carcere romano. "Il fatto che la grande parte di essi siano asintomatici e non abbiano bisogno di assistenza sanitaria, se non del monitoraggio costante delle loro condizioni di salute, non toglie nulla alla gravità della situazione", scriveva il Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia.

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