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Muore per un tumore diagnosticato in ritardo, la famiglia risarcita per oltre mezzo milione di euro

I famigliari di un paziente morto per un tumore non diagnosticato riceveranno un risarcimento di oltre mezzo milione di euro. I medici non hanno approfondito una lesione, scoprendo il cancro solo quando era ormai troppo tardi.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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Mezzo milione di euro è la cifra che il giudice ha stabilito per il risarcimento della famiglia di un paziente, morto nel 2016 per un tumore non diagnosticato. L'uomo si era affidato a una casa di cura romana e a novembre del 2011 si è sottoposto a un intervento chirurgico, per l'asportazione di emorroidi e di un'ernia inguinale bilaterale. I medici non hanno fatto degli accertamenti su una lesione e non gli hanno diagnosticato un tumore che lo ha portato purtroppo al decesso.

I famigliari del paziente hanno sporto denuncia, per cercare di capire se la tragedia si sarebbe potuta evitare con una diagnosi e delle cure tempestive e di accertare se i medici che lo hanno avuto in cura avessero delle responsabilità. Il giudice le ha riconosciute in merito al fatto che la diagnosi non è stata formulata in tempo. Quando il paziente ha scoperto di avere un tumore era purtroppo già in fase terminale e non c'è stato nulla da fare per salvargli la vita. Il giudice come riporta Il Corriere della Sera ha dunque riconosciuto una "condotta omissiva" da parte dei medici stabilendo 670 euro di risarcimento nei confronti della famiglia.

Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine prima e processuale poi il paziente si era rivolto alla casa di cura per sottoporsi ad un intervento chirurgico. In concomitanza con l'operazione i medici gli hanno fatto vari esami tra i quali una Tac addominale e una risonanza, dai quali è emerso un "ispessimento dell’ileo terminale e una neoformazione linfonodale". Ma nonostante i risultati non sono stati fatti approfondimenti. La massa è cresciuta negli anni e viene diagnosticato all'uomo un tumore retroperitoneale ormai inoperabile.

I famigliari hanno voluto vederci chiaro, sospettando un caso di malasanità hanno affidato le cartelle cliniche del loro caro al loro avvocato Bruno Sgromo: "È stata una causa lunga e combattuta, siamo soddisfatti del risarcimento – spiega il legale – Il giudice ha riconosciuto il nesso tra l’aver tralasciato i reperti sulla lesione e la mancata diagnosi del tumore, scoperto quando era ormai troppo tardi".

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