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Morta la ‘sora Mary’ della famosa trattoria romana ‘Betto e Mary’

La trattoria Betto e Mary è famosissima a Roma. La storica fondatrice, Mary, è morta nella notte tra il 29 e il 30 novembre.
A cura di Enrico Tata
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È morta la ‘sora Mary', la fondatrice e proprietaria della famosa trattoria ‘Betto e Mary', che si trova tra via Casilina, via di Torpignattara e via Tuscolana a Roma. Stando a quanto riporta Roma Today, è deceduta nella notte tra il 29 e il 30 novembre. Da anni la cucina della ‘sora Mary' è un indirizzo sicuro per coloro che vogliono gustare i sapori della vecchia cucina romana: nel menu ci sono i classici, ovviamente, dalla gricia alla carbonara, ma anche le specialità del cosiddetto ‘quinto quarto', cioè le interiora, le frattaglie: dalla lingua ai nervetti, dalle animelle alla coratella, dalla pajata alla coda.

Chef Rubio, per esempio, ha inserito ‘Betto e Mary' tra i suoi luoghi del cuore: "Palle di toro, coratella, abbacchio fritto e contorno di broccolo e cicoria ripassata. Quando ho voglia di carne so che al Casilino, esattamente al quartiere Mandrione, c’è un posto su cui posso sempre contare: sono gli specialisti assoluti delle frattaglie, ristoratori come ce ne sono pochi a Roma e non a caso è sempre pieno o c’è la coda per mangiare. Trattorie così, stanno scomparendo".

I funerali di Mary si terranno giovedì 2 dicembre alle ore 10 nella chiesa di Santa Giulia in Viale Filarete 227. Secondo quanto riporta Roma Today, Betto e Mary, chef e casalinga, provarono a fare fortuna negli Stati Uniti, a San Francisco. Tornarono poi a Roma e fondarono la trattoria ‘da Betto e Mary' nel 1969. Da allora  il locale è diventato un punto di riferimento per la cucina romana. "Era tignosa sì, se non le piacevano le materie prime le rimandava indietro ai fornitori, così i piatti se non erano così come li voleva lei. Non ce n’era un solo che non le riusciva bene. Non sopportava i vegani, diceva erano l’antitesi del cliente tipo – ricorda il figlio – E chi non apprezzava la sua cucina era scherzosamente invitato a mangiare in ospedale o ad andare in rosticceria”, ha raccontato uno dei figli.

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