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Covid 19

Lazio, i 63mila pazienti Covid in isolamento a casa non possono più essere visitati dai loro medici

L’assistenza domiciliare alle persone malate di coronavirus e in isolamento a casa dovrebbe essere garantita, secondo i giudici, dalle Usca-r, Unità Speciali di Continuità Assistenziale. Ma nel Lazio ci sono solo 100 squadre, cioè circa un medico ogni 50mila pazienti affetti da Covid-19 e in isolamento domiciliare.
A cura di Enrico Tata
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Una sentenza del tar del Lazio ha stabilito che i medici di famiglia non saranno tenuti a visitare i pazienti Covid a domicilio. Questo perché così facendo i medici verrebbero "pericolosamente distratti dal compito di prestare l'assistenza ordinaria, a tutto detrimento della concreta possibilità di assistere i tanti pazienti non Covid, molti dei quali affetti da patologie anche gravi". L'assistenza domiciliare alle persone malate di coronavirus e in isolamento a casa dovrebbe essere garantita, secondo i giudici, dalle Usca-r, Unità Speciali di Continuità Assistenziale. Nel Lazio le squadre Usca-r, dati della Regione Lazio aggiornati al 6 novembre, sono 100 con l'obiettivo di garantire "assistenza domiciliare e interventi sul territorio collegati alla centrale operativa del 118 di Roma".

Nel Lazio a disposizione 100 Usca-R per 68mila pazienti

Tramite le Usca-r con la gestione a domicilio dei codici verdi sono stati evitati, secondo l'assessore D'Amato, circa 100 accessi al Pronto soccorso, poiché i pazienti sono stati trattati con successo presso il loro domicilio. Ogni giorno vengono effettuati oltre cento interventi domiciliari per tamponi e visite, comprese quelle a supporto del 118. La Regione ha inoltre attivato un numero verde, l'800.118.800, per la gestione dell'assistenza alle persone in isolamento con 50 postazioni operative con medici tirocinanti e infermieri a disposizione 7 giorni su 7. Non basta, però, secondo l'assessore D'Amato: in isolamento domiciliare ieri c'erano quasi 68mila pazienti affetti da Covid-19, con a disposizione Usca-r ogni 50mila pazienti. In questo numero, ovviamente, ci sono molte persone che non presentano sintomi o che presentano sintomi molto lievi e che, quindi, non necessitano di assistenza domiciliare. Ma secondo l'assessore D'Amato, che ha annunciato il ricorso al Consiglio di Stato, si tratta di un numero largamente insufficiente.

I medici di famiglia, secondo Fabio Valente, vice segretario Vicario Finmmg Roma e vice coordinatore delle Usca-R Lazio, ha dichiarato che ogni medico di famiglia ha in carico dai 6 ai 10 pazienti Covid seguiti a domicilio. Dopo la decisione del tar i medici non potranno più visitare i pazienti a domicilio. Per l'assessore D'Amato "i cittadini chiedono una cosa semplice: di poter parlare con il proprio medico di medicina generale e di avere, lì dove necessario, l’assistenza domiciliare. La sentenza del Tar del Lazio non tiene conto del mutato quadro della pandemia e del ruolo che devono avere anche i medici di medicina generale nel rafforzare la rete territoriale di assistenza. Pensare di gestire gli oltre 600 mila in isolamento domiciliare in Italia e gli oltre 60 mila nel Lazio solo con le Unità mobili USCA-R vorrebbe dire avere a disposizione una platea di oltre 10 mila operatori, stante l’evoluzione della pandemia. Questo ovviamente non è né possibile e né praticabile".

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