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Covid 19

Lazio, 10 casi di importazione: contagi da Bangladesh, ma anche una 17enne di rientro dal Messico

Dieci dei 20 casi positivi al coronavirus diagnosticati oggi nel Lazio sono di importazione. Sette di questi sono collegati ai voli di rientro dal Bangladesh, un caso è riferito a un uomo arrivato dal Pakistan, un altro a una donna arrivata dal Portogallo e infine l’ultimo è riferito a una ragazza di 17 anni arrivata dal Messico.
A cura di Enrico Tata
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Tamponi drive-in per i membri della comunità bangla romana
Tamponi drive-in per i membri della comunità bangla romana
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Dei 20 nuovi casi di coronavirus diagnosticati oggi nel Lazio, dieci sono casi di importazione. Sette hanno un collegamento con i voli di rientro dal Bangladesh e provengono soprattutto dai tamponi delle postazioni drive-in messe a disposizione dei membri della comunità del Bangladesh di Roma. Gli altri casi provenienti dall'estero sono riferiti a persone di rientro dal Pakistan, dal Portogallo e dal Messico. In particolare si tratta di un uomo ritornato dal Pakistan (attivate le procedure di contact tracing internazionale), di una donna atterrata all'aeroporto di Ciampino e proveniente dal Portogallo (anche per lei attivato il contact tracing internazionale) e infine la Asl di Latina ha segnalato il caso di una ragazza di 17 anni rientrata dal Messico.

Sette nuovi casi con link ai voli di rientro dal Bangladesh

Nella Asl Roma 1 tre casi sono riferiti all'esito dei tamponi sui membri della Comunità del Bangladesh e tutti con link con i voli internazionali arrivati da Dacca prima della chiusura della tratta da parte del Ministero della Salute italiano. Stesso discorso nella Asl Roma 2, con 2 casi provenienti dai tamponi effettuati nelle postazioni drive-in. Anche nella Asl Roma 3 due casi hanno la stessa origine dei precedenti.

Secondo Amsi, Associazione dei Medici Stranieri in Italia, l'arrivo di così tanti positivi dal Bangladesh è dovuto a molti certificati falsi fatti per uscire dal proprio Paese e raggiungere l'Italia. "E questa è una cosa gravissima, perché oltre a dichiarare il falso rischiano di contagiare altre persone in altri Paesi", ha dichiarato all'agenzia Dire il presidente dell'associazione, Foad Aodi. "Quello che noi da tempo abbiamo consigliato a chi appartiene a questa comunità come ad altre è di dichiarare immediatamente se sono positivi al virus oppure di contattare subito il medico di famiglia qualora si presentassero i sintomi", ha spiegato ancora il medico.

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