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L’allenatore di basket arrestato ha già una condanna per violenza sessuale su minori

Gli inquirenti stanno cercando di capire perché il 55enne che è indagato per violenza sessuale su minori, nonostante avesse precedenti analoghi con una condanna definitiva allenasse ancora.
A cura di Alessia Rabbai
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L'allenatore di basket di una nota squadra romana, arrestato per presunta violenza sessuale su minori, era già stato condannato in via definitiva in passato per fatti analoghi accaduti sempre in ambiente sportivo. Arrestato nel 2015, era finito ai domiciliari. È quanto emerso sull'allenatore raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare resa esecutiva dagli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile e portato nel carcere di Regina Coeli. Ovviamente le indagini a carico dell'allenatore sono ancora nella fase preliminare e non sono concluse. Ciò vuol dire che è sottoposto a degli accertamenti e il pubblico ministero dovrà, una volta raccolti gli indizi di prova e ascoltate le persone ritenute necessarie, decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio.

Come riporta Il Messaggero in merito alla vicenda e ai precedenti dell'indagato, gli inquirenti devono capire perché nonostante avesse dei precedenti, gli fosse consentito lavorare ancora in ambienti frequentati da minori, come la struttura sportiva romana e soprattutto di stare a stretto contatto con loro. Da accertare dunque anche eventuali responsabilità da parte dei dirigenti della società di cui lavorava come dipendente.

Invitava i giovani atleti con delle scuse nel suo alloggio

Il caso dei presunti abusi perpetrati dall'allenatore è venuto alla luce dopo la segnalazione di alcune persone, che collaborano col la società sportiva, che si sono rivolte alle forze dell'ordine, per rendere noti alcuni comportamenti dell'allenatore nei confronti di suoi atleti minorenni, che ai loro occhi sono sembrati ambigui.

Informata la Procura, sono partite le indagini. Secondo la ricostruizione dei fatti resa nota finora grazie ai racconti l'allenatore di sera invitava gli atleti nel suo alloggio, dicendo loro che avrebbero avuto del tempo al di fuori degli allenamenti in campo per confrontarsi sugli schemi di gioco, e che avrebbe inoltre fatto loro dei massaggi terapeutici. Tuttavia non è un fisioterapista. A chi rifiutava l'invito diceva che non avrebbe più giocato.

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