Il killer di Denisa Paun e Ana Andrei agli altri detenuti: “Che me ne frega, ce ne sono altre da trovare”

"Che me ne frega, ce ne sono altre da trovare". Queste le parole che Vasile Frumuzache avrebbe rivolto in carcere ad alcuni detenuti, fra cui I.C.G., parente di una delle sue vittime. Non soltanto la trentenne Denisa Paun e la ventisettenne Ana Maria Andrei. Questa frase, qualora fosse vera, confermerebbe i sospetti degli inquirenti che da giorni stanno passando al setaccio sia il terreno di Montecatini in cui sono stati rinvenuti i corpi delle due donne che il giardino di casa di Frumuzache, a Monsummano alla ricerca di resti umani appartenenti ad altre donne. Il sospetto è che possa aver ucciso altre giovani, forse tutte sex worker di mestieri. Non si esclude neppure che possa essere stato assoldato da un gruppo criminale, come sicario, per uccidere le "escort ribelli".

Le dichiarazioni del detenuto che ha aggredito Frumuzache: "Mi ha detto così"
A raccontare agli inquirenti quanto dichiarato da Frumuzache è stato il detenuto che lo ha aggredito lanciandogli addosso una padella piena di olio bollente durante l'interrogatorio a cui è stato sottoposto in Procura a Prato. Una volta arrivato davanti al procuratore, non soltanto ha dovuto rispondere dell'aggressione, ma è anche stato chiamato a ricostruire i rapporti che aveva avuto con Ana Maria Andrei, la donna uccisa da Frumuzache nell'agosto del 2024 e poi abbandonata nel campo di Montecatini, nei pressi del casolare e con lo stesso Frumuzache prima dell'aggressione.

Così ha iniziato a raccontare quello che i detenuti si sono detti in carcere a Prato, prima del trasferimento di Frumuzache a Sollicciano. L'uomo che lo ha aggredito, come riporta la Nazione, ha confermato di aver avuto un diverbio con Frumuzache, al termine del quale quest'ultimo avrebbe rivelato della presenza di altre donne. "Che cazzo me ne frega, ce ne sono altre da trovare...", ha dichiarato l'uomo, scatenando la rabbia dell'altro che poi lo ha aggredito tirandogli sul volto una pentola di olio bollente e zucchero scaldato con uno scaldalatte.

L'aggressione con l'olio bollente a Frumuzache
"Non ci ho visto più, così sono tornato nella mia cella e ho messo a scaldare l'olio con lo zucchero e glielo ho tirato in volto – ha ripercorso I.C.G. nell'interrogatorio in Procura, come appreso da Fanpage.it – Ora che ci penso, mi dispiace di averlo fatto, perché se fosse rimasto nella mia sezione piano piano, forse, gli avrei fatto rivelare tutto quanto", ha continuato.
L'uomo era un lontano cugino di Ana Maria Andrei. Si erano conosciuti nel 2022, non appena lui era uscito di prigione. L'uomo aveva vissuto per un paio di mese nella sua casa, poi era stato arrestato nuovamente. Nel frattempo, però, i due avevano anche scoperto di essere parenti alla lontana: i nonni erano cugini. Per l'aggressione in carcere I.C.G. chiede di patteggiare: il suo racconto, però, potrà fornite un'importante testimonianza sul caso.

Gli altri resti umani trovati nel campo di Montecatini
Nel corso degli ultimi sopralluoghi dei militari, che stanno scavando con le ruspe nel terreno di Montecatini e nel giardino della casa di Frumuzache, sono stati rinvenuti alcuni resti umani che sembrano non appartenere né a Paun né ad Andrei. In particolare, nel terreno in cui erano stati abbandonati i due corpi, fra un canneto e un casolare, è stata ritrovata una vertebra che sembrerebbe essere umana, una cioccia di capelli e un paio di slip sepolti nella terra, sebbene sia stato notificato a Frumuzache soltanto il ritrovamento di quest'ultimo. I reperti adesso sono stati inviati ai carabinieri del Ris che hanno il compito di svolgere gli esami e capire a chi appartengano.
