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Il guru delle diete Adriano Panzironi è stato condannato a 2 anni e 8 mesi

Adriano Panzironi, il guru delle diete, è stato condannato a due anni e otto mesi con l’accusa di esercizio abusivo della professione medica.
A cura di Enrico Tata
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Due anni e otto mesi di reclusione. Questa la condanna decisa dal giudice del tribunale di Roma nei confronti di Adriano Panzironi, il guru delle diete accusato di esercizio abusivo della professione medica. Inoltre i magistrati hanno inflitto una condanna a un anno e quattro mesi al fratello di Panzironi, Roberto. Quest'ultimo è accusato di concorso in esercizio abusivo della professione medica.

Le accuse a Panzironi, il ‘guru delle diete'

Secondo l'accusa, Panzironi ha esercitato "abusivamente la professione medica nei confronti di una numerosa platea di ascoltatori". Il guru "somministrava, anche in forma personalizzata, a seguito di successivi contatti intrapresi attraverso operatori di call center e di interlocuzioni con singoli utenti tramite Facebook, particolareggiate indicazioni sul regime alimentare e programmi e metodi di nutrizione, scientificamente qualificabili in termini di dieta, prescrivendo l'assunzione di integratori alimentari da lui stesso commercializzati online". E, secondo gli inquirenti, questi integratori presentano "potenziale nocività" se vengono assimilati senza controllo medico.

Il metodo Panzironi e la sua ‘dieta'

Le regole di Panzironi erano riportate sul libro da lui scritto intitolato Vivere 120 anni – Le verità che nessuno vuole raccontarti. Il diretto interessato ha sempre definito il suo metodo "uno stile di vita, non una dieta, né tantomeno un protocollo di cura". I consigli alimentari di Panzironi, nello specifico, prevedono una dieta iperproteica senza carboidrati. Quella dieta, poi, secondo il guru doveva essere abbinata agli integratori Life120 creati e venduti dallo stesso Panzironi, potenzialmente dannosi se non assunti sotto controllo medico. E il ‘guru delle diete' medico non era, bensì giornalista. Per questo anche l'ordine dei giornalisti del Lazio si è costituito come parte lesa al processo. Si sono costituti parte civile anche gli ordini provinciali dei medici di Roma, Venezia, Napoli e Milano.

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