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Il consigliere Gavino De Gregorio e il patto con la camorra: “Permanentemente disponibile in cambio di voti”

Il consigliere di Terracina Gavino De Gregorio è ai domiciliari, accusato di aver stretto un patto con la camorra per voti in cambio di favori.
A cura di Alessia Rabbai
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Il consigliere Gavino De Gregorio
Il consigliere Gavino De Gregorio

Il consigliere Gavino De Gregorio, capogruppo di maggioranza e presidente della Commissione Attività Produttive, è tra i nomi degli indagati nell'inchiesta giudiziaria su voti in cambio di soldi e favori ai clan camorristici di Napoli, che ha scosso il Comune di Terracina. Diversi gli arresti scattati tra Roma e Latina, misure cautelari alle quali hanno dato esecuzione i carabinieri ed emesse dalla giudice per le indagini preliminari Maria Gaspari su richiesta del pubblico ministero della Procura Distrettuale Antimafia Capitolina. Un’inchiesta giudiziaria che scuote le fondamenta della vita politica cittadina. De Gregorio, consigliere comunale di maggioranza eletto con 266 voti nella lista civica ‘Giannetti Sindaco', è finito ai domiciliari per concorso nello scambio elettorale politico-mafioso, con l’aggravante di rapporti consolidati con esponenti del clan camorristico Licciardi.

Secondo l’ordinanza, De Gregorio avrebbe chiesto e ottenuto da Eduardo Marano, legato alla famiglia Licciardi di Napoli, la promessa di procurargli voti alle amministrative del maggio 2023 al Comune di Terracina. In cambio una volta consigliere si sarebbe reso "permanentemente disponibile" a soddisfare interessi e richieste di Marano e dei suoi sodali sul territorio di Terracina. Un patto che, secondo gli inquirenti, ha contribuito all’elezione di De Gregorio, poi nominato capogruppo di maggioranza e presidente della Commissione Attività Produttive e Demanio. Ricopriva dunque un incarico importante, che lo poneva al centro delle decisioni su commercio e gestione del patrimonio pubblico della città.

Un rapporto di fiducia e collaborazione

Le intercettazioni telefoniche e ambientali riportate all'interno dell'ordinanza, che Fanpage.it ha letto, mettono nero su bianco non solo un rapporto di fiducia e collaborazione tra De Gregorio e Marano, ma fanno intendere come De Gregori fosse consapevole che si trattasse di un clan camorristico. In una conversazione del febbraio 2023 ad esempio Marano chiede al consigliere di verificare per lui una targa sospetta.

De Gregorio gli conferma che si tratta di un’auto con targa "oscurata", ossia molto probabilmente appartenente alle forze dell’ordine. Un episodio che appunto secondo gli investigatori dimostra come il consigliere fosse ben consapevole di chi fosse il suo interlocutore. In un'altra occasione De Gregorio viene eletto nel consiglio comunale di Terracina e incontra Marano, che gli mostra una microspia trovata sulla propria auto: un altro segnale che per gli inquirenti concretizza la confidenza tra i due.

Minacce e pressioni con metodo mafioso

Per la Procura la vicenda si configura un intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata. All'interno dell'ordinanza infatti vengono riportati anche episodi di minacce e pressioni fatte con metodo mafioso. In un caso, De Gregorio avrebbe sostenuto le pretese di un imprenditore locale, facendo pressione su un assessore per spostare un’attività di spettacolo per bambini, che intralciava un ristorante. In un altro il consigliere viene indicato come presente e partecipe a un’aggressione contro un uomo ritenuto debitore di Marano, arrivando a minacciarlo di coltellate e ritorsioni se non avesse pagato.

L'operazione con gli arresti tra Roma e Latina

L'operazione del Comando provinciale dei carabinieri di Latina si è svolta nella mattinata presto di ieri tra le città di Roma, Napoli, Terracina, Latina e provincia. Le accuse a carico degli indagati vanno a vario titolo dallo scambio elettorale politico mafioso, all'estorsione aggravata dal metodo mafioso, al trasferimento fraudolento di valori e turbata libertà degli incanti. Tra gli arrestati oltre al consigliere comunale di maggioranza di Terracina Gavino De Gregorio ci sono Edoardo Marano, accusato di appartenere al clan camorristico ‘Licciardi', riconducibile alla cosiddetta Alleanza di Secondigliano, e il titolare di una nota agenzia immobiliare.

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