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Fontana di Trevi a pagamento, gli operatori turistici: “Il Comune vuole fare cassa su uno spazio pubblico”

Il Campidoglio valuta un biglietto per Fontana di Trevi dal 2026. Assoturismo Confesercenti: “Rischi per i flussi turistici, vogliamo essere chiamati in causa”.
A cura di Francesco Esposito
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Immagine di repertorio
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L'idea, molto concreta, di rendere la Fontana di Trevi un monumento a pagamento divide la città. Fonti di Roma Capitale confermano che è una soluzione su cui "l'Amministrazione Capitolina sta ragionando da tempo", ma su cui ancora non "sono state prese decisioni in merito". Intanto si accumulano le perplessità degli operatori turistici della città, che vogliono poter dire la loro.

"Capiamo le necessità anche economiche del Comune, anche se ultimamente hanno esagerato", commenta a Fanpage.it Daniele Brocchi, coordinatore di Assoturismo Confesercenti di Roma e Lazio. "Anche noi vogliamo che la Piazza di Trevi sia decongestionata, che funzioni bene e ospiti un turismo ordinato. Anche noi ci teniamo. – aggiunge il rappresentante dell'associazione di categoria -. Però vogliamo essere chiamati in causa e non subire, come tutte le volte, decisioni dall’alto".

Fontana di Trevi a pagamento dal 2026, Confesercenti: "Perplessità tecniche e etiche"

Nei piani del Campidoglio, il nuovo biglietto d'ingresso dovrebbe scattare a gennaio 2026. Questo per non stravolgere un periodo, quello delle festività natalizie, in cui da sempre si concentrano molti visitatori a Roma. Inoltre, il 31 dicembre si chiuderà il Giubileo. Ma i dubbi degli operatori turistici restano. "La nostra paura è che si vada a complicare un sistema di visita a un monumento che è stato concepito per una fruizione esterna, libera e gratuita – commenta il coordinatore di Assoturismo -. Non è un museo, non è il Pantheon che ha delle mura di cinta che si possono sfruttare per fare degli ingressi. Questa è la prima perplessità tecnica. Poi c’è una perplessità etica: quella di Trevi nasce come una fontana al servizio pubblico. Se si inizia a monetizzare Fontana di Trevi, si arriverà poi a farlo con Piazza Navona, e poi da 2 euro si passerà a 5″.

La fontana, voluta da papa Clemente XII, che nel 1731 ha indetto un concorso internazionale vinto dallo scultore Nicola Salvi, è costruita sulla facciata di Palazzo Poli di proprietà del demanio statale. Affaccia su una piazza anch'essa di proprietà pubblica. Quanto uno spazio che dovrebbe essere a disposizione di tutti – residenti, turisti e abitanti temporanei – può essere chiuso e messo a reddito, che sia da un privato o da un'istituzione nata per amministrare in favore dei cittadini?

I rischi per il settore turistico: "Spostamento flussi e gestione dell'erogazione"

Preoccupa anche l'impatto che il provvedimento potrà avere sui flussi turistici. "I due euro per la Fontana di Trevi non spostano il mercato – sottolinea Brocchi -, ma se la si somma alla tassa di soggiorno, al permesso ZTL e l’ingresso al museo, alla fontana, al Pantheon, al Vaticano… Diventa insostenibile. Grandi gruppi turistici non ce la fanno più a sostenere il costo di un pacchetto e vanno in altre città. Questo si è già verificato con piccolissime fette di americani over 60 che per il 2026 hanno deciso di fare il tour in altre capitali europee".

Altri dubbi vengono fuori se si prova ad approfondire le modalità con cui attuare la rivoluzione del biglietto per uno dei monumenti più visitati della città insieme al Colosseo. "Dovremmo capire chi eroga il biglietto: se direttamente Roma Capitale, se una società pubblica o l'appalto verrà dato a terzi", continua Daniele Brocchi. "Proprio con il Colosseo abbiamo avuto grossi problemi, grandi distributori compravano pacchetti di biglietti per l’ingresso e tutto il mondo legato alle visite — guide turistiche, agenzie di viaggio, tour operator — ha avuto molte difficoltà".

Assoturismo: "Vogliamo dare il nostro contributo"

Su questi punti e su tanti altri che riguardano il come verrà gestito l'accesso a pagamento alla fontana l'Amministrazione Capitolina non ha ancora deciso. "Se ci viene chiesto di partecipare al tavolo per capire come organizzano la cosa, possiamo dare un contributo", è l'invito dell'Assoturismo Confesercenti. "Se tutte le risorse che provengono dal turismo vengono reinvestite in maniera seria su Roma, ben venga. Però vogliamo un tavolo reale dove dire la nostra su come spendere questi soldi".

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