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Fedez dice di essere nullatenente: “È tutto intestato alle mie società”

“Beni mobili o beni immobili registrati? Nullatenente direi”, ha detto Fedez ai giudici. Proprio per queste parole pronunciate dal rapper, il Codacons ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza, a cui si chiede di fare luce sulle società riconducibili al cantante.
A cura di Enrico Tata
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"Beni mobili o beni immobili registrati? Nullatenente direi". Sul quotidiano La Repubblica in edicola oggi, Andrea Ossino e Alessio Campana hanno riportato un passaggio dell'udienza del processo in cui Fedez è imputato per calunnia nei confronti del Codacons. In effetti, nonostante il rapper abbia un tenore di vita più che agiato, evidentemente le case e le automobili non sono riconducibili direttamente a lui. "È tutto intestato alle mie società", ha ammesso candidamente il cantante nel 2020.

Proprio per queste parole pronunciate da Fedez, il Codacons ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza, a cui si chiede di fare luce sulle società riconducibili al rapper. Secondo una relazione tecnica dell'associazione, al centro della galassia ‘Fedez' c'è la società Zedef, che fa capo alla famiglia del cantante, alla madre e al padre. Negli ultimi cinque anni, scrive il Codacons, "si sono succedute numerose operazioni straordinarie che hanno portato il gruppo ad assumere assetti sempre diversi. Ulteriori e specifiche considerazioni possono essere svolte valutando la tipologia di operazioni straordinarie poste in essere”.

Ancora, si legge nell'esposto presentato alla Guardia di Finanza, "la scelta di attivare istituti come fusioni inverse e scissioni non proporzionali asimmetriche evidenzia la padronanza con sistemi consulenziali raffinati e di elevato grado di complessità che vanno oltre una semplice esigenza economica o di sviluppo, come peraltro emerge dalla lettura dei relativi atti notarili (estremamente articolati) e dai flussi finanziari, ben rappresentati negli allegati documenti, che restituiscono un'operatività fiscale molto molto complessa".

Un altro aspetto da considerare, sostiene la relazione tecnica, "è la fitta trama di rapporti di affari con nuovi soggetti che delinea l'allegata ricostruzione e rappresenta un salto di qualità, in termini strategici, rispetto a quanto osservato in precedenza. La situazione merita un'analisi più ampia al fine di cogliere le ragioni strategiche sottostanti che, ancorché potenzialmente lecite, possono talvolta travalicare e deviare in una forma di ‘potere occulto e trasversale' la cui conoscenza non può rimanere estranea all'attività istituzionale del Corpo".

Per l'accusa di calunnia, che si riferisce a fatti risalenti al 2020, Fedez sarà ascoltato in aula dai giudici. Inizialmente la procura di Roma aveva chiesto l'archiviazione, che però è stata respinta dal gip. Al centro della vicenda le accuse mosse dal rapper in merito a un banner sul Coronavirus pubblicato sul sito del Codacons. Secondo Fedez si trattava di un banner ingannevole, ma queste accuse sono state ritenute illegittime e infondate. Per questo adesso Fedez dovrà difendersi dall'accusa di calunnia.

"Mi spiace molto leggere questo articolo, non ne capisco il senso e lo scopo, se non quello di dare un’idea sbagliata ai lettori e alle lettrici riportando una mia dichiarazione in modo del tutto decontestualizzato", ha risposto Fedez in merito all'articolo pubblicato da La Repubblica.

Continua Fedez: "Durante un processo mi è stata posta una domanda dal giudice circa quali beni mobili e immobili siano a me intestati. Ho risposto la verità che non ho intestato nulla a nome mio e dunque sono tecnicamente nullatenente perché è tutto intestato alle società della mia famiglia, come avviene per molti imprenditori e imprenditrici di questo paese. Se avessi detto il contrario avrei mentito davanti a un giudice compiendo un reato. Comunque, le mie società sono a disposizione per ogni eventuale controllo delle autorità competenti, non abbiamo nulla da temere o nascondere".

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