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Fa arrestare i suoi sfruttatori ma non ottiene la cittadinanza italiana: Adelina si suicida

Si è tolta la vita perché non ha ricevuto ascolto e aiuto da parte delle istituzioni. Adelina Sejdini si è suicidata lanciandosi da un cavalcavia ferroviario perché non le è stata riconosciuta la cittadinanza italiana. La quarantaseienne vittima della prostituzione aveva fatto arrestare i suoi sfruttatori.
A cura di Alessia Rabbai
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Frame dalla trasmissione 'L'aria che tira' in onda su La7
Frame dalla trasmissione ‘L'aria che tira' in onda su La7

Adelina Sejdini è morta lanciandosi da un cavalcavia ferroviario. Si è tolta la vita perché non è riuscita ad ottenere la cittadinanza italiana che le serviva per stare al sicuro e perché non ha ricevuto ascolto e aiuto da parte delle istituzioni. Avrebbe voluto dunque mantenere lo stato di apolide nel suo permesso di soggiorno, ma è stata assegnata la cittadinanza albanese. Un riconoscimento che Adelina non voleva e che aveva fortemente rifiutato, perché, impossibilitata a lavorare, temeva che in quel modo non avrebbe mai ricevuto una casa popolare in Italia. Vittima della prostituzione, ha combattuto e fatto arrestare i suoi sfruttatori. Le sue dichiarazioni sono servite a far arrestare quaranta persone e a farne denuciare ottanta, parte delle quali facenti parte della mafia albanese. A ‘L'aria che tira' su La7 aveva spiegato: "In Albania sono una donna morta". Nata a Durazzo è arrivata in Italia all'età di ventideua anni ed abitava a Pavia. Le sue condizioni di salute non erano buone: stava lottando contro un tumore, che la costringeva a continui ricoveri ospedalieri ed era stata dichiarata invalida al cento per cento.

La sua speranza era quella di incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per potergli parlare della sua situazione, o almeno i funzionari del Ministero dell'Interno. Adelina ha provato a togliersi la vita già il 28 ottobre scorso, quando si è data fuoco in segno di protesta. Date le gravi ustioni riportate su diverse parti del corpo, è stato necessario il trasporto in ospedale. Sarebbe dovuta rientrare a Pavia, ma ha deciso di restare nella Capitale. Una condizione quella nella quale si trovava, che era diventata per lei insostenibile, non avendo ricevuto l'ascolto e l'aiuto che chiedeva da parte delle istituzioni. Così ha deciso di uccidersi e sabato scorso si è lanciata da un cavalcavia ferroviario. Una caduta di diversi metri, che non le ha lasciato scampo ed ogni tentativo di soccorrerla si è rivelato purtroppo vano. Sul caso sono al lavoro gli agenti della polizia ferroviaria di Roma Termini.

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