Epidemia di Klebisella a Tor Vergata: morti 9 pazienti, 3 medici a rischio processo

Quella che si è scatenata all'interno del reparto di Terapia Intensiva del Policlinico Umberto I nel corso dell'estate 2017 sarebbe stata una vera e propria epidemia. Su 47 pazienti ricoverati, dal primo giugno al 30 agosto 2017, in 17 avevano contratto il batterio e 9 erano morti. Oggi sono tre i medici che rischiano il processo con l'accusa di epidemia colposa che all'epoca rivestivano le cariche di direttore sanitario del policlinico, di responsabile dell’Unità operativa semplice dipartimentale di Terapia intensiva e del coordinatore infermieristico del reparto, come scrive il Messaggero.
Le accuse contro i tre medici
Come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, i tre medici non avrebbero adottato le misure idonee per impedire la diffusione del batterio, pericoloso e resistente anche agli antibiotici. Non appena appreso la "notizia della positività per Klebsiella pneumoniae in almeno un paziente del reparto", non sarebbero state messe in atto le azioni preventive necessarie previste dalla "best practice sulla gestione del paziente" a partire dall'isolamento, secondo le norme conformi segnalate "nella circolare del ministero della Salute".
Nessun tampone obbligatorio o isolamento, nessun controllo del direttore sulle procedure né un'indagine epidemiologica dopo aver riscontrato il contagio per 12 pazienti. Con le loro omissioni, anche gli altri due medici avrebbero contribuito a creare l'epidemia.
L'inchiesta
Le indagini sono scattate dopo la denuncia dei familiari di due pazienti deceduti: il primo, ricoverato per polmonite il 26 giugno, è morto il 21 luglio dopo che un'infezione batterica aveva compromesso i reni. L'altro, ricoverato per trauma cranico dopo una caduta il 13 giugno, è morto il 3 agosto dopo aver contratto il batterio.
La richiesta di archiviazione
Per quanto riscontrato la Procura aveva richiesto l'archiviazione. I decessi, secondo le indagini, non erano stati causati dall'infezione ma dalle condizioni già compromesse dei pazienti. Il gip ha accolto la proposta, ma ha disposto nuove indagini dalle quali è emersa l'accusa di epidemia colposa per la mancanza dell'attuazione delle procedure previste, a partire dall'isolamento poiché "la diffusione dei microrganismi con resistenze multiple agli antibiotici può essere contrastata unicamente attraverso l’adozione rigorosa di precauzioni da contatto", come spiegato da un consulente.
Un altro consulente del pm, invece, ha spiegato che la Klebisella sarebbe un "batterio ospedaliero presente in tutte le terapie intensive e in tutti i reparti ospedalieri, difficile da debellare". Nonostante questo, per il gip, sono emersi abbastanza elementi per "sostenere l'accusa in giudizio".