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Emergenza siccità in Italia

Emergenza siccità, parla l’esperto: “Il razionamento dell’acqua è utile, ma non basta”

Il Lazio va verso il razionamento dell’acqua, ma come dice il professor Cioffi de La Sapienza, intervistato da Fanpage.it, occorre sostituire le soluzioni d’emergenza con un piano ben strutturato.
A cura di Beatrice Tominic
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La siccità sta colpendo molti dei territori del nostro Paese e non risparmia neppure la regione Lazio. Secondo i dati, nei prossimi giorni in alcune zone del Lazio potrebbe essere imposto un razionamento dell'acqua come misura per cercare di contenere l'emergenza.

Una soluzione temporanea, però, non basta. Come ha spiegato in un'intervista per Fanpage.it il professor Francesco Cioffi che insegna Scienze della Sostenibilità e Meccanica dei Fluidi nel dipartimento di Ingegneria Edile, Civile ed Ambientale dell'Università degli Studi La Sapienza, servono azioni opere che possano durare nel tempo.

I precedenti

Non è la prima volta che nella regione Lazio viene presa in considerazione una decisione così drastica: "Già nel 2017 abbiamo avuto un periodo piuttosto critico di siccità prolungata – ha ricordato il professor Cioffi – Nella piana pontina abbiamo corso il rischio di razionare l'acqua da parte dell'ente che gestisce la distribuzione. Penso che quest'anno sia analogamente critico, ma questi sono problemi che noi periodicamente ci troveremo ad affrontare con sempre più frequenza perché la letteratura scientifica ci dice che tutta la parte del Mediterraneo sarà oggetto di siccità sempre più frequenti."

E ha citato i risultati degli studi: "Si prevede una riduzione delle piogge anche del 30%, un significativo incremento delle temperature che porta ovviamente anche all'aumentare dei processi di evaporazione e quindi di riduzione dell'umidità del suolo, di mancata ricarica delle falde e quindi anche minore disponibilità dell'acqua in assoluto."

La necessità di soluzioni durature

Per questa ragione è necessario trovare soluzioni durature al problema piuttosto che prendere provvedimenti di contenimento solo nelle fasi emergenziali: "Se si inseguono sempre le emergenze non verranno mai realizzate delle strutture adeguate per affrontare le crisi future – ha dichiarato nel corso dell'intervista il docente – Eppure i dati che abbiamo parlano chiaro: situazioni come quelle del 2017 e adesso del 2022, torneranno più intense e più frequenti. Rispetto a queste si tratta di attivare una serie di opere, una pluralità di interventi che spesso richiedono tempo e molti anni. Nel 2017 sarebbe dovuto già trovare un campanello d'allarme."

Poi ha aggiunto: "Se il razionamento dell'acqua è un fatto puramente temporaneo per far fronte ad una situazione eccezionale è un conto, se invece siamo di fronte ad un cambiamento del regime pluviometrico e quindi in generale della disponibilità d'acqua quello a cui dobbiamo tendere è rendere l'uso di questa risorsa più sostenibile cioè intervenire."

La situazione in Italia e nel Lazio

Nel corso dell'intervista il professor Cioffi ha continuato a suggerire eventuali soluzioni per contenere il problema: "Avendo in Italia una discreta quantità d'acqua non ci siamo mai realmente misurati con il problema della scarsità della risorsa come è invece successo in altri Paesi, ad esempio Israele. Rispetto a questo problema non va gestita l'emergenza, ma vanno gestiti quelli che sono i futuri scenari, migliorando tutto il quadro di utilizzi dell'acqua: dalle reti di approvvigionamento, ai modi di utilizzo, creando le condizioni per far diventare il sistema il più resiliente possibile – ha sottolineato – Tutti i modelli climatici e tutti gli studi spiegano i fenomeni siccitosi e la loro intensità sono in aumento e le vittime di questo cambiamento saranno le latitudini che comprendono l'area mediterranea, amazzonica e australiana: l'Italia si trova nell'occhio di questo spot climatico."

A livello globale, ha ricordato il docente, alcune strutture di ricircolazione atmosferica come la cella di Hadley si stiano ampliando:"Questo produce uno spostamento delle condizioni di siccità dalla parte subsahariana più verso i territori del sud e centro Meditarraneo."

L'emergenza siccità nel Lazio

Come in tutte le altre regioni d'Italia, anche il Lazio si trova ad affrontare l'emergenza siccità: "In questo caso si tratta della cosiddetta siccità meteorologica, cioè di siccità determinata prevalentemente dall'assenza di precipitazioni a cui possiamo aggiungere diversità idrologiche, come la carenza d'acqua nelle sorgenti oppure le scarsità d'acqua dovute ad un uso non proprio della risorsa: si tratta di un problema piuttosto complesso", specifica il professore.

"Al deficit delle precipitazioni, si aggiunge l'incremento dei processi di evaporazione dovuti all'aumento delle temperature: questi fenomeni sono tutti collegati fra loro – ha aggiunto – È vero che il riscaldamento globale prevede un'accelerazione del ciclo geologico che aumenta il tasso di evaporazione e di conseguenza quello di precipitazione (il  ciclo dell'acqua, ndr)." Non sempre, però, questo succede: "Contestualmente alcune zone in virtù dei cicli della circolazione atmosferica hanno una dominanza dei fenomeni di evaporazione rispetto a quelli di precipitazione e quindi sono nelle condizioni di siccità più accentuata, mentre in altre questo squilibrio è esattamente l'opposto, come succede in nord Europa."

Per affrontare questa situazione occorre una ricerca adeguata: "Bisogna studiare l'offerta e la domanda e strutturare diverse azioni come la riduzione delle perdite in rete o il recupero delle acque piovane (per usi non immediatamente legati alle acque potabili) – ha suggerito il professor Cioffi – Si tratta di mettere in campo tutte quelle pratiche di sostenibilità che in qualche modo sono elencate nell'agenda 2030 delle Nazioni Unite, si tratta di dare concretezza all'uso sostenibile della risorsa idrica, alla base di qualunque società e qualunque civiltà, fin dalle più antiche."

Il ruolo della politica

Un ruolo fondamentale nella gestione della risorsa idrica si trova nelle mani della politica: "I problemi tecnici si risolvono se c'è una specifica volontà politica di affrontarli: non è facile, occorre tenere conto della complessità del problema. Ma deve esserci una volontà politica che metta al centro degli impegni di governo questi temi e non solo in caso di emergenza – ha spiegato – L'acqua serve a produrre energia, serve a produrre cibo, a soddisfare i bisogni alimentari e agli ecosistemi: serve ad una tale pluralità di cose che pensare in modo semplice di poterla gestire è impraticabile. Ma è necessario che la gestione sia pianificata e adeguata."

Poi, però, ha specificato di un problema globale e che non può essere risolto da una sola città, una sola regione o un solo Paese: "L'acqua è l'esempio di come alcunI problemi siano da trattare su scala globale: non è solo un problema di bacini o regionale. E non esistono soluzioni parziali a problemi globali."

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