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Addio Claudio Coccoluto: il deejay che ha fatto ballare generazioni di romani

A 59 anni si è spento Claudio Coccoluto, storico dj che ha animato per oltre due decadi le notti romane fondando anche ormai 25 anni fa il Goa. Il clubbing e l’house nella capitale sono nati con la sua musica ed è stato il maestro di generazioni di dj che si sono formati aprendo i suoi show e ascoltando i suoi set.
A cura di Redazione Roma
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Claudio Coccoluto è stato un pioniere negli anni '80 e un innovatore negli anni '90, con i suoi giradischi ha fatto ballare generazioni di romani. Il clubbing nella capitale è nato con lui e assieme ai suoi dj set, facendo da apripista per tanti altri artisti che come lui avrebbero calcato poi i palchi di mezza Europa. Dal Goa – che aveva fondato ormai 25 anni – al Brancaleone, fino alle notti di Capodanno di Amore. È il 1983 quando Claudio Coccoluto arriva da Gaeta nella capitale: si era fatto conoscere nelle discoteche del litorale sud di Roma e alla radio e viene chiamato come dj all'Histeria (una storica discoteca che oggi non esiste più) accanto a Marco Trani. Da questo momento non smetterà mai di stare dietro a una consolle viaggiando da Roma a Ibiza, Londra Berlino.

Il dj si è spento questa notte nella sua casa di Cassino, in provincia di Frosinone a 58 anni, dopo aver combattuto a lungo con la malattia.  In tantissimi ricordano in queste ore le serate a ballare con la sua musica: se Coccoluto con la sua musica è stato la colonna sonora di feste esclusive e compleanni vip (da Fiorello a Francesco Totti), per lui far ballare tutti è sempre stata la priorità del suo lavoro.

L'ultimo progetto: "Total Volume" per aiutare il settore in crisi a causa del Covid

Fino all'ultimo ha continuato a occuparsi del suo mondo, la musica. Aveva lanciato all’hotel St. Regis il progetto "Total Volume" con l'obiettivo di sostenere il settore del clubbing in crisi a causa della pandemia, prendendosela anche con chi addita la "movida" come la madre di tutti i mali:

Chi fa clubbing è un volano culturale per i movimenti giovanili, finora l’approccio delle istituzioni è stato riduttivo: sia il governo, sia il Mibact ancora non definiscono un ruolo definitivo per questo comparto, nonostante muova un indotto enorme. La mancanza di interesse e di sussidi crea una condizione pericolosa, i professionisti dovrebbero arrivare vivi a un’ipotetica data di riapertura che nessuno ancora conosce, mentre devono pagare l’affitto, le bollette… Se così non fosse, i nostri spazi diventeranno preda dell’illegalità e della malavita. L’abuso che si sta facendo del termine “movida” non mi piace, come se definisse una modalità scorretta di divertirsi: se prevale questa mentalità la gestione sarà appannaggio di qualche parvenu o di qualche brutto ceffo, perché non si sarà fatto abbastanza per tutelare i professionisti.

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