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Elezioni comunali Roma 2021

Delusi da Raggi e dal M5S, i cittadini delle periferie di Roma si rifugiano nell’astensione

Il 2016 è stato l’anno di Virginia Raggi: dopo le dimissioni di Ignazio Marino e la vicenda di Mafia Capitale, alle passate elezioni comunali i cittadini non hanno avuto dubbi: la sindaca sarebbe stata lei, l’esponente del M5s. A distanza di cinque anni, le stesse persone che l’hanno eletta sono rimaste deluse dall’amministrazione pentastellata e non si sono presentate alle urne. Ma nessuno, né nel centrodestra né nel centrosinistra, è stato in grado di mobilitare i cittadini delle periferie, che hanno risposto a queste elezioni con un’astensione senza precedenti.
A cura di Natascia Grbic
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Il 2016 è stato l'anno della vittoria senza quartiere della sindaca di Movimento 5 Stelle e di Virginia Raggi. Da quasi sconosciuta consigliera municipale, che si occupava essenzialmente di scuola e ambiente, Raggi è diventata la favorita alle amministrative del 2016, prendendo al primo turno il 35,26% delle preferenze contro il 24,91% di Roberto Giachetti, il candidato del centrosinistra. Non solo: l'allora semi sconosciuta Virginia Raggi ha sbaragliato anche Giorgia Meloni, che prese, con la coalizione di centrodestra, il 20,62% delle preferenze. E al ballottaggio la candidata del M5s ottenne lo straordinario risultato del 67,15% delle preferenze, contro il 32,85% ottenuto da Roberto Giachetti.

A sostenere Raggi, furono soprattutto le zone più marginali di Roma. Basti pensare che al Municipio VI, quello di Tor Bella Monaca, al ballottaggio prese il 79,17% dei voti: una percentuale altissima, contro un modesto 20,83% ottenuto da Giachetti. Quasi un plebiscito, che la elesse come la ‘sindaca delle periferie', quella che si sarebbe interessata delle zone dimenticate dalle precedenti amministrazioni. La mobilitazione per Virginia Raggi crebbe in modo esponenziale dopo la cacciata del sindaco Ignazio Marino, con le dimissioni dei 25 consiglieri che forzarono il primo cittadino a lasciare l'incarico, e Mafia Capitale, che vide coinvolti illustri nomi dei partiti di governo di destra e di sinistra. Il voto per l'esponente 5 Stelle fu un voto di rottura, volto a tagliare con la vecchia politica e ricco di speranze. Il ‘Vaffa day', le piazze riempite dai ‘cittadini comuni' che avevano fatto sperare in una svolta di governo, non sono state poi all'altezza delle aspettative. Da ‘movimento', i penstastellati sono diventati un partito come un altro, incapace di rispondere alle istanze degli elettori e rappresentare una svolta rispetto alle precedenti amministrazioni. Raggi ha deluso i suoi elettori, come hanno fatto i precedenti sindaci prima di lei, e alle comunali del 2021 le stesse periferie che avevano partecipato in modo consistente al voto quest'anno non si sono presentate alle urne.

Proprio la zona di Tor Bella Monaca è stata la meno partecipe. L'affluenza alle urne del VI Municipio è stata la più bassa di tutta Roma, raggiungendo un modesto 42,85% rispetto al 56,04% del 2016. Bassa partecipazione anche nel Municipio XV, zona Cassia (45,55%), che cinque anni fa aveva invece raggiunto un'affluenza del 52,78%. Scarsa la partecipazione anche nel Municipio X, altro feudo del M5s, quello di Ostia, con una partecipazione al 46,7%. Nel 2016 era stata del 56,11%. Chi ha partecipato di più al voto è stato il Municipio II, quello di San Lorenzo – Parioli, dove si è recato alle urne il 56,67%, dato in linea con gli anni passati. Il resto di Roma, soprattutto le zone non centrali, fatica a raggiungere il 50%.

La sindaca Virginia Raggi e con essa il Movimento 5 Stelle sono crollati rispetto a cinque anni fa. Gli abitanti delle periferie sono rimasti delusi, forse scoraggiati dopo le promesse non mantenute, e hanno deciso di non andare a votare. C'è però poco da festeggiare per il centrodestra e per il centrosinistra, che pure hanno ottenuto una maggiore percentuale di preferenze rispetto alla prima cittadina uscente. I voti persi da Virginia Raggi non sono andati né a Enrico Michetti, né a Roberto Gualtieri, né a Carlo Calenda. E se il candidato di centrodestra qui raccoglie più voti, non è in grado di mobilitare le masse. Non sono aumentati i consensi di Fratelli d'Italia né della Lega, e gli indecisi non sono stati spinti a votare. Le zone più marginali di Roma, quelle al centro dei discorsi di tutti i candidati sindaco, si sono disinteressate ai proclami elettorali e a votare non ci sono andate. Un risultato con cui chi siederà in Campidoglio dovrà necessariamente fare i conti.

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