Crollo Torre dei Conti, il vigile del fuoco che ha provato a salvare l’operaio: “Chiedeva solo della sua famiglia”

Enzo Pierguidi, caposquadra esperto dei vigili del fuoco e in servizio presso il Nucleo Usar, ha parlato per ore con Octay Stroici, l’operaio morto nel crollo della Torre dei Conti. “Chiedeva come stava la sua famiglia. Sapeva che erano fuori dalla torre, si preoccupava molto per loro”.
A cura di Gabriel Bernard
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“Ottavio ci ha sempre chiesto come stava la sua famiglia, soprattutto quando ha saputo che la figlia era lì”. Enzo Pierguidi, caposquadra esperto dei vigili del fuoco, presso il Nucleo Usar (Urban Search and Rescue n.d.r.) è uno dei soccorritori che ha assistito Octay Stroici, l’operaio rumeno di 66 anni morto dopo essere stato estratto dalle macerie del crollo della Torre dei Conti. L'uomo è rimasto lì sotto per undici ore e Pierguidi è intervenuto nella fase finale per liberarlo da quella gabbia di calcinacci. Una vicenda drammatica, che si sperava avesse un esito diverso: Stroici, è morto poco dopo l'arrivo in ospedale. I medici hanno cercato sino all'ultimo di rianimarlo e la moglie e la figlia, in sala d'attesa al pronto soccorso, continuavano a ripetere che Octay stava lottando.

Come lo avete tranquillizzato?
Siamo sempre stati vicino a Ottavio, dopo undici ore insieme a lui lo chiamavano così. L’importante era mettersi a disposizione, cercare di dare più conforto possibile. In situazioni simili è fondamentale.

Lui cosa vi diceva?
Chiedeva come stava la sua famiglia. Sapeva che erano fuori dalla torre, si preoccupava molto per loro. Soprattutto quando è arrivata la figlia.

La situazione era pericolosa?
Estremamente. Da un momento all’altro poteva cadere tutto sulle nostre teste. Lavoravamo cercando di rimanere più vigili possibile, ma con la consapevolezza che non ci potevano essere misure precauzionali per poter limitare i danni.

Poi è stato usato un macchinario per aspirare i calcinacci.
Ed è stato davvero utile. Rimuovevamo le macerie a mani nude, se non fosse stato usato l'Elephant i tempi si sarebbero allungati troppo.

Ha vissuto altre situazioni simili?
In 28 anni di servizio ci sono stati molti eventi. Quello che mi viene in mente è stata la valanga di Rigopiano.

Octay è morto in ospedale. Senso di rabbia? Di fallimento?
Di dispiacere. Eravamo riusciti a liberare Ottavio e consegnarlo vivo ai medici. Poi dopo un’ora è cambiato tutto quanto.

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