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Cos’è la pillola della Merck che allo Spallanzani viene utilizzata per trattare il Covid

Molnupiravir o Lagevrio (il nome commerciale del farmaco), la pillola della Merck che aiuta a combattere la malattia da Covid-19 e che da ieri viene utilizzata anche all’Istituto Spallanzani di Roma.
A cura di Enrico Tata
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L'Istituto nazionale per le malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani' di Roma ha iniziato la somministrazione della pillola antivirale molnupiravir che, nelle intenzioni dell'azienda che l'ha prodotta, la Merck, può aiutare nel trattamento della malattia da Covid-19. Le prime due pazienti, ha fatto sapere l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, sono una donna di 91 anni cardiopatica e diabetica e una donna di 72 anni cardiopatica e immunodepressa. Entrambe presentano lievi sintomi di Covid agli esordi.

Cos'è la pillola anti Covid della Merck

La pillola della Merck si chiama Molnupiravir o Lagevrio (il nome commerciale) ed è sviluppato dalla Emory University di Atlanta. Successivamente è stato acquistato dalla Ridgeback Biotherapeutics e dalla multinazionale Merck, per l'appunto. In pratica questo farmaco agisce contro la polimerasi, cioè un enzima che i virus utilizzano per replicarsi. La pillola, in pratica, provoca errori nel processo di replicazione del virus. Secondo la Merck l'assunzione di questo farmaco in pazienti adulti a rischio con Covid lieve o moderato riduce il rischio di ospedalizzazione e di morte del 30 per cento.

A chi può essere somministrato il farmaco anti Covid ‘Lagevrio'

Il trattamento, quindi, è riservato a persone che hanno un'età avanzata oppure obese, che hanno il diabete o una malattia cardiaca, che quindi, cioè, rischiano di sviluppare una forma grave di Covid. Il farmaco si assume con due compresse al girono per cinque giorni e deve essere somministrato il prima possibile, subito dopo la diagnosi di positività ed entro 5 giorni dalla comparsa dei sintomi. Il 30 dicembre in Italia è stato autorizzato l'utilizzo del Lagevrio "per il trattamento per il trattamento degli adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a maggior rischio di progressione verso forme severe di Covid-1958".

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