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Cosa sappiamo sull’incendio all’ospedale di Tivoli: le cause, le indagini in corso e i provvedimenti

L’incendio ha colpito l’ospedale di Tivoli nella notte fra venerdì 8 e sabato 9 dicembre. Dopo aver messo in salvo oltre 150 pazienti, sono immediatamente scattate le indagini. Da chiarire le cause della morte delle tre vittime e il funzionamento di allarme e idranti. Nel frattempo si studia un piano per trasferire pazienti, reparti ed emergenze nelle zone limitrofe.
A cura di Beatrice Tominic
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Vigili del fuoco e polizia davanti all'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, dopo il rogo.
Vigili del fuoco e polizia davanti all'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli, dopo il rogo.

Continuano le indagini sull'incendio all'ospedale San Giovanni Evangelista di Tivoli avvenuto nella notte fra venerdì 8 e sabato 9 dicembre 2023. Gli inquirenti hanno il compito di chiarire quanto accaduto in quella tragica notte: da dove si siano originate le prime fiamme, se i sistemi di allarme e gli idranti abbiano funzionato o meno. E quali sono gli scenari futuri per sostituire la struttura ospedaliera, che serviva oltre 400mila cittadini e cittadine dal quadrante est della capitale e dei comuni vicini, dalla stessa Tivoli a Guidonia Montecelio, con, rispettivamente, 50mila e 100mila abitanti.

"Stiamo indagando a 360 gradi per capire cosa non abbia funzionato. Siamo tornati ieri con vigili del fuoco e polizia: vogliamo fare chiarezza in tempi rapidi", ha dichiarato a il Corriere della Sera il procuratore Francesco Menditto.

Le indagini in corso

È stato lo stesso procuratore a spiegare che, stando agli ultimi elementi emersi nelle indagini che hanno evidenziato "una serie di convergenze", fra cui le immagini dei sistemi di videosorveglianza, è stata esclusa l'ipotesi di dolo. Il procurato Menditto ha anche confermato che presto verrà affidato l'incarico delle autopsie sui corpi delle tre vittime, Pierina Di Giacomo, Romeo Sanna e Giuseppina Virginia Facca, ottantenni ricoverati nell'ospedale, per chiarire anche le cause del decesso.

"Medico legale e tossicologo collaboreranno per darci un primo quadro investigativo in tempi stretti", ha assicurato. La Procura ha già posto sotto sequestro molte aree dell'ospedale, ma restano i tempi dell'indagine. Non è escluso, inoltre, che possa essere chiesta una consulenza: a stabilirlo un vertice atteso per la mattina di oggi fra Procura, polizia e vigili del fuoco. "Vogliamo assicurare i responsabili alla giustizia", ha poi concluso.

La posizione della Regione Lazio, Rocca: "Presto una commissione d'inchiesta regionale"

Non solo la procura: come spiegato dallo stesso presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, in settimana sarà istituita una commissione d'inchiesta regionale che non si sovrapporrà al lavoro degli inquirenti. "Sono pronto ad incontrare i parenti delle vittime – ha dichiarato in un'intervista per il Messaggero – Come presidente della Regione Lazio ho il dovere di assumermi la responsabilità che non accada mai più. Il pronto soccorso non riaprirà prima di 90 giorni".

Si attende l'autopsia sui pazienti morti

Le autopsie serviranno a chiarire le cause della morte dei pazienti e ad aiutare i loro familiare. "Non so come è morta mia madre – ha spiegato all'indomani della tragedia a Fanpage.it. "Aveva 84 anni e un problema ai polmoni: mi hanno detto che è morta quando è scoppiato l'incendio, ma non per il fumo: abbiamo saputo che era fra le vittime dalla stampa. Che sia morta perché un macchinario ha smesso di funzionare?", si chiede la figlia di una delle vittime.

L'ospedale di Tivoli a fuoco nella notte fra l'8 e il 9 dicembre.
L'ospedale di Tivoli a fuoco nella notte fra l'8 e il 9 dicembre.

Il figlio di un'altra ancora, invece, ha spiegato che le difficoltà erano talmente grandi da rappresentare un ostacolo anche per i pompieri che non riuscivano a camminare per portare via i pazienti: "Quando sono arrivati, il fuoco aveva raggiunto i loro piedi", ha spiegato.

Secondo un primo bilancio le persone morte nell'incendio erano quattro: "Non è così – ha subito precisato la figlia di un uomo inizialmente contato fra le vittime – Mio padre era già morto quando abbiamo visto arrivare il fumo e il fuoco. Noi eravamo arrivati in ospedale per un ultimo saluto. Poi è stato un incubo". Toccante anche il racconto di un soccorritore: "C'erano tre gradi, ho visto tutti i pazienti sdraiati a terra, tremavano per il freddo – ha ricordato – Ma ho sentito l'allarme".

Dubbi anche sul funzionamento del sistema antincendio

Se l'allarme e gli idranti abbiano funzionato o meno resta un nodo fondamentale da chiarire nell'ambito delle indagini. Secondo quanto spiegato dal soccorritore Andrea Di Lisa, geologo e coordinatore dei volontari della Protezione civile di Tivoli, l'allarme sarebbe scattato immediatamente (lui è stato fra i primi ad arrivare all'interno della struttura, ndr). Sono diverse, però, le testimonianze contrastanti. Oltre all'allarme, dubbi anche sul corretto funzionamento dei sistemi di spegnimento automatico: il pavimento sarebbe stato asciutto, senza l'accensione degli idranti. Ma è ancora tutto da chiarire.

L'incendio nell'ospedale di Tivoli.
L'incendio nell'ospedale di Tivoli.

Cosa succede ora ai pazienti dell'ospedale

Tre morti, oltre 150 malati e altrettanti pazienti che usufruivano quotidianamente dell'ospedale per visite e controlli. Questo è il bilancio dell'incendio che ha colpito l'ospedale di Tivoli: una situazione grave per cui è stato necessario trovare fin da subito una soluzione. Secondo i primi provvedimenti le urgenze saranno spostate negli ospedali limitrofi della capitale, come il Pertini e Umberto I e delle aree fuori dalla capitale, come quello di Subiaco, di Palestrina e Colleferro.

Proprio nella struttura di Colleferro, ad esempio, è tornato operativo il reparto di Oncologia dove già dalla giornata di oggi si tengono le prime visite. Da ieri pomeriggio, invece, è allestita una tensostruttura nelle vicinanze dell'ospedale San Giovanni Evangelista andato a fuoco. E c'è chi è già tornato a parlare del Nuovo Ospedale Tiburtino, previsto da anni nei progetti, ma che ancora non ha mai visto l'attuazione di un piano per vedere la luce.

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