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Condanne per 370 anni di carcere al clan Gambacurta, l’organizzazione criminale di Montespaccato

Traffico di droga, spaccio, usura ed estorsione: questi i reati di cui erano accusati oltre 40 membri del clan Gambacurta, organizzazione criminale radicata nel territorio di Montespaccato a Roma. La potenza criminale del gruppo era tale che trattavano non solo con camorra e ‘ndrangheta indistintamente, ma anche con boss stranieri per l’approvvigionamento di cocaina.
A cura di Natascia Grbic
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Franco Gambacurta abbraccia Salvatore Nicitra
Franco Gambacurta abbraccia Salvatore Nicitra

Oltre quaranta membri del clan Gambacurta sono stati condannati oggi dal Tribunale di Roma. I giudici hanno inflitto pene complessive per circa 370 anni di reclusione: Franco Gambacurta, ‘l'uomo con la coppola' detto zio Franco e ritenuto dagli inquirenti a capo dell'organizzazione, è stato condannato a trent'anni di carcere, mentre gli altri due capi, Massimiliano e Roberto Gambacurta sono stati condannati rispettivamente a diciotto e tredici anni di carcere. Le accuse per i membri dell'organizzazione erano, a seconda delle posizioni, associazione a delinquere finalizzata a reati di usura, estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia dei beni, traffico e spaccio di droga aggravati dal metodo mafioso. Il Comune di Roma, la Regione Lazio e il Forum delle associazioni antiusura si erano costituite parte civile nel processo.

La potenza criminale del clan Gambacurta

Con base nel quartiere di Montespaccato, periferia a nord della capitale, il clan Gambacurta era molto noto a Roma per la sua capacità di trattare non solo con camorra e ‘ndrangheta, ma anche con boss del calibro di Salvatore Nicitra. Il clan Gambacurta aveva contatti all'estero per importare gli stupefacenti da vendere nelle piazze di spaccio che controllava e avere così il monopolio a Montespaccato. Importavano soprattutto cocaina dalla Spagna, dove avevano gli agganci maggiori tramite cittadini di origine colombiana, che potevano fargli avere una grande quantità di stupefacente. Ma oltre al traffico di droga potevano contare su una solida rete dedita all'usura e alle estorsioni verso imprenditori della zona, che venivano vessati con continue richieste di denaro dietro pesanti minacce e, spesso, anche violenze. La potenza criminale del clan era tale che persino un personaggio potente come Michele Senese, detto ‘O Pazzo, preferiva trovare un accordo piuttosto che entrare in conflitto con i Gambacurta.

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